Abbiamo più volte parlato della letteratura di Capomazda e delle straordinarie figure che ne animavano le opere.
Di questa letteratura, il genere Odeoporico, ossia quello riguardante i viaggi (dal greco odos= strada) ha sempre rappresentato un filone molto vivo.
Infatti, un filone molto conosciuto ed apprezzato è quello relativo al cosiddetto “Ciclo Cerranico”, che vede come protagonisti Lho e suo figlio Nagio.
Abitanti del regno di Cerrania, questi due personaggi si ritrovano a vivere avventure fiabesche e straordinarie, tra misteri e pericoli.
Di indole tranquilla e pacifica, ma animato da sincero spirito di avventura, Lho si ritrova ad essere spesso interprete, non sempre volontariamente, di vicende quasi sempre al di fuori dell'ordinario, sempre accompagnato da suo figlio Nagio, giovane razionale e di buon senso, non proprio amante di avvenimenti eroici e romanzeschi.
A completare il quadro vi è poi Madama, la moglie di Lho, forse il vero capofamiglia.
Così, per un motivo o per un altro, i nostri eroi si ritrovano di frequente a partire per viaggi in terre lontane, come il misterioso Oriente, l'Africa selvaggia o tropicali ed esotiche isole ai confini del mondo.
L'ironia, il sarcasmo e l'indole bonaria dei protagonisti, mischiandosi con antagonisti cattivissimi, al limite della parodia, con enigmi e misteri da svelare, principesse da salvare e tesori da trovare, genera quella caratteristica e vivace atmosfera, a cavallo tra il picaresco e il favoloso, richiamando generi diversissimi fra loro, come la farsa Atellana, il mimo e la Commedia dell'Arte, mostrando all'aristocratico pubblico Capomazdese vicende sempre nuove, divertenti ed avvincenti.
Come quando i nostri eroi ereditano da un antico compagno d'arme un maniero nel quale è celato un tesoro: un vino tanto antico, quanto preziosissimo.
Giunti al maniero, Lho e Nagio trovano una stanza segreta nella quale è custodita un'iscrizione.
La scritta cela un oggetto nascosto, dietro il quale si trova il tesoro.
L'iscrizione recita:
“Può avere varie forme.
Può avere valore artistico.
Può contenere più elementi.
Può essere usata per misurare.
Può avere significato religioso.”
Alla fine, decifrato l'enigma, i nostri allegri cerrani scoprono un baule con dentro il pregiato vino.
Ma proprio in quel momento appare il loro antico compagno che rivela così il suo inganno; egli infatti ha solo finto di essere morto, per permettere ai due di trovare il tesoro al suo posto.
Grato di ciò, però, egli dona a Lho e a Nagio un vino da lui stesso prodotto, sebbene non all'altezza di quello antichissimo del maniero.
Ma nell'assaggiare l'antico vino, egli si accorge che è ormai mutato in aceto, con somma soddisfazione di Lho e Nagio.
Gli eroici, loro malgrado, Lho e Nagio vivranno altre straordinarie avventure in altri innumerevoli viaggi, sempre pronti a farsi seguire dai lettori di tutti i tempi, dei quali hanno saputo guadagnarsi il loro affetto e la loro attenzione.
E voi, dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'arcano del maniero?