Altea, rimasta così sola, prese il libricino e continuò a leggere da dove si era interrotta...
Giunti su quella misteriosa isola, Capitan Lanzaras scelse tre uomini dell'equipaggio e con loro portò a terra il tesoro.
Prima di abbandonare la nave, il capitano però ammonì più volte ognuno di noi dal seguirli.
Trascorsero così alcune ore e noi tutti attendemmo con inquietudine il ritorno del nostro comandante.
Quell'isola infatti aveva un che di misterioso e tutto intorno a noi appariva mutevole e sfuggente.
Finalmente vedemmo riapparire la lancia del capitano.
Ma era da solo.
Con lui infatti non c'erano più i tre uomini che lo avevano accompagnato.
Salito a bordo, Lanzaras aveva uno sguardo ancor più folle di quello che avevamo visto durante quel viaggio maledetto.
Uno degli uomini osò chiedere dei nostri tre compagni e il capitano, per tutta risposta, gli mozzò la lingua con un colpo di sciabola.
“Nessuno fra voi, figli di centomila vermi, dovrà nominare quel tesoro e gli uomini che mi hanno accompagnato!” Disse alla ciurma. “Sappiate solo che hanno deciso di restare a custodirlo!”
La nave salpò e finalmente lasciammo quell'isola.
Ma le parole del capitano continuavano ad attraversarmi la mente.
“Possibile” pensavo “che un uomo scaltro come Lanzaras abbia potuto fidarsi di quegli uomini, al punto da lasciarli come unici guardiani di quella immensa fortuna?”
Ma la risposta arrivò in una notte senza luna.
C'era stata baldoria a bordo ed anche il capitano aveva bevuto.
E fu nei fiumi dell'alcool che mi rivelò il suo terribile segreto, rendendomi così suo complice e suo compagno come dannato nel più profondo dei gironi infernali...
Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta di Altea.
“Sei sveglia?” Chiese suo padre. “Posso entrare?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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