Jamiel fissò Talia con uno sguardo inquieto.
“Forse quell'uomo” disse il bambino “ti ha scelto come compagna... forse tu gli piaci, Analopel... non sei contenta? Un pugnale così può appartenere solo ad un grande guerriero.”
Ma quelle improvvise grida interruppero subito la discussione tra Talia e Jamiel.
La ragazza allora corse in casa, fino a raggiungere la stanza da dove provenivano quelle urla.
In piedi, col volto crucciato, stava Philip.
La sua fredda cortesia, il suo garbo distaccato, l'infaticabile noncuranza verso tutto ciò che andasse oltre la sua concretezza, tutto ciò sembrava essere stato smarrito dal potente rappresentante della Compagnia delle Flegee Occidentali.
Ma chi era veramente Philip Van Joynson?
Non un mercante e nemmeno un semplice uomo d'affari.
Philip Van Joynson era un diplomatico.
Un uomo che faceva del compromesso l'ideale in cui raccogliere la sua vita e quella degli altri.
Eppure, il suo fermo controllo, la sua razionalità, la sua logicità sembravano essere estranee ora al suo essere.
L'uomo infatti urlava ed i suoi occhi erano attraversati da un lampo d'ira.
“Passapour!” Gridò. “Vi ho avvertito mille e più volte! Non tollero che vi mascheriate in quel modo a casa mia!”
“Non sono mascherato, signore.” Si difese l'altro. “Questa è la divisa degli ufficiali di vascello di Sua Maestà re Giorgio.”
“Qui non siamo in Inghilterra e voi dovete sottostare alle regole di questa casa!” Con impeto Philip. “Se domattina vi troverò abbigliato ancora in questo modo, voi lascerete questa casa!” Si voltò poi verso suo padre che fissava quella scena. “Perchè, padre? Perchè volete a tutti i costi rovinare la mia vita e quella della mia famiglia? Solo perchè non sono come voi?” E uscì sbattendo la porta.
“Forse abbiamo sbagliato a venire qui, comandante...” disse Passapour al vecchio Arkwin.
Intanto, a Balunga, le tenebre avevano ormai avvolto ogni cosa e il palazzo del Viceré sembra assopirsi e abbandonarsi ai sogni di quella notte.
Ma, talvolta, certe notti possono racchiudere non sogni, ma incubi.
E così, nel cuore della notte, alcune ombre, simili a demoni, cominciarono ad avvicinarsi al palazzo.
In breve uccisero tutte le guardie rimaste fedeli al Viceré.
Penetrarono nelle stanze reali e sgozzarono nel sonno tutti i funzionari di corte, giungendo, infine, nella camera del Viceré.
Questi d'un tratto si destò dal suo sonno ed ebbe il tempo di vedere le ombre muoversi nell'oscurità.
All'improvviso una candela si accese e quelle ombre sotto la luce mostrarono finalmente le loro fattezze.
“Tu?” Mormorò il Viceré riconoscendo una di quelle. “Perchè? Perchè? Sei sempre stato come un figlio per me!”
“Un figlio?” Ripeté Musan. “Un servo forse... e i servi obbediscono ai padroni che pagano meglio...”
“Chi ha pagato dunque il tuo tradimento?”
“Colui che governerà queste terre.” Rispose Musan.
Estrasse allora un pugnale e trucidò il Viceré.
Nel frattempo, nella sala Ovest del palazzo, una fedele servitrice entrò nella stanza della piccola Maraiel.
“Svegliati, piccola...”
“Non voglio...” farfugliò la bambina “... ho sonno...”
“No, piccola...” fece la servitrice “... devi alzarti, presto...” prese la piccola e la coprì con un piccolo scialle “... ora esci e va verso il giardino... come quando giochiamo a nascondino... va e corri, senza fermarti mai... corri fin verso il paese... hai capito?”
“Perchè?”
“Vai, piccola...” la esortò la servitrice “... vai, ti prego... sii buona...”
“Aspetta... la bambola...”
La servitrice allora prese la bambola e aprendo la porta che dava sul giardino fece uscire la piccola, per poi richiuderla silenziosamente.
Un attimo dopo, Musan e i suoi entrarono nella stanza.
“Dov'è la bambina?” Chiese il cacciatore.
“Finisci ciò che hai cominciato...” fissandolo la servitrice.
“Parla!” Urlò Musan.
“Una metà di te è flegeese, come me...” disse la servitrice “... conosci dunque il codice del silenzio... e sai che anche tagliandomi mani e piedi io non parlerò..”
Musan allora la sgozzò senza tradire emozioni.
Sfondò poi la porta che dava sul giardino e fissò l'oscurità sterminata.
“E' scappata...” mormorò “... andate a cercarla... la voglio viva o morta... il nome di colui che riuscirà a prenderla sarà riportato direttamente a sua eccellenza... così, come il nome di chi la farà scappare... andate!” Ordinò ai suoi uomini.