Entrai in una piccola stanza con quella povera ragazza che si aggrappava a me per camminare. L'adagiai su una piccola branda e descrissi ad un marinaio le erbe che mi servivano per il decotto : " non dimenticarti di portarle del cibo caldo, mi raccomando" soggiunsi, e quando fu quasi sulla porta lo pregai anche di andare a prendere il mio vestito e la mia camicia che avevo lasciato nella cabina del capitano. Tornai così ad osservare quella ragazza, così impaurita e fradicia.
Le tolsi delicatamente di dosso quegli stracci inzuppati e , in attesa del mio vestito, l'avvolsi in una coperta calda. Presi poi degli stracci asciutti, che qualcuno aveva lasciato lì, e tentai di asciugarle alla bell'e meglio i capelli scarmigliati.
"Come ti chiami?" Dissi sedendomi accanto a lei : "io sono Clio, sta tranquilla, mi prenderò cura di te, per quanto me lo permetteranno."
Le presi la mano tra le mie e la guardai dolcemente : " ti va di raccontarmi la tua storia? Come sei finita su una zattera in mezzo al mare? Ha qualcosa a che fare con l'isola perduta?"
Ma poi mi fermai e le accarezzai il volto: "Perdonami, non volevo assillarti di domande, sono solo preoccupata per te..."
Conclusi con un sorriso, conscia di aver esagerato un po', spinta dal terrore di quello che Giuff avrebbe fatto a quella poverina se non l'avesse più considerata utile e fruttuosa.
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