Non riuscii a fermarla.
Vidi il sangue scorrere e i suoi occhi spegnersi con un'espressione serena e pacifica.
Mi scostai un po' da lei, incapace di agire, incapace di pensare. Poggiai il capo contro il muro di legno e mi accorsi che la tempesta si era placata: la nave sembrava più calma e le grida della ciurma non si udivano più.
Osservai il corpo senza vita ha giaceva accanto a me.
"Adesso non dirmi che avevi ragione, maledizione!" Sbottai, quasi che sperassi mi rispondesse.
Mi sporsi per accarezzar le una tempia ancora pulita : "povera ragazza, che amaro destino." Non riuscii a trattenere le lacrime : "ora hai ritrovato il tuo Jean, e nessuno vi dividerà più". La voce spezzata dal pianto.
Ma non potevo restare così a lungo, asciugai le lacrime e riflettei.
Era sotto la mia custodia, Giuff di certo non me l'avrebbe fatta passare liscia, sebbene non tenesse affatto a lei.
Decisi di restare lì, immobile, come se lo spavento fosse stato troppo grosso e mi avesse paralizzato.
L'unica cosa che feci fu aprire il cassetto più vicino alla mano di Loren, in modo da poter dire che lì aveva trovato il pugnale.
E ringraziai la buona sorte che fosse un semplice coltellaccio e non un pugnale pregiato o quella scusa non avrebbe retto.
Restai così ferma, respirando in maniera impercettibile, tentando di captare tutti i suoni che provenivano dal ponte. E intanto pensavo a cosa dire quando, inevitabilmente, mi avrebbero chiesto spiegazioni sulla morte di quella sventurata.
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