Disattivato
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Appoggiata al parapetto, guardavo il mare. E per un istante chiusi gli occhi e ascoltai soltanto le onde infrangersi contro la chiglia.
Mi parve così di tornare sulla Moeder Recht, colma di speranza, e attesi di udire da un momento all'altro la voce gioviale di Guerenaiz.
Possibile che fossero passati solo pochi giorni?
Eppure una voce, flebile e minuta, dentro di me, mi parlava di speranza.
Cominciavo a capire che potevano esserci stati mille motivi a trattenere Jhonn.
E se l'idea che mi avesse allontanato cominciava a sbiadire, si faceva largo al suo posto il timore di non essere in grado di trovarlo... o di arrivare troppo tardi.
Il sole si prestava a tramontare, e per quanto guardassi ripetutamente fuori dalla piccola finestra , lui non si vedeva.
D'un tratto la porta si spalancò pigramente ed entrò un uomo giovane e snello, con lunghi capelli color del mogano e occhi dai riflessi ambrati.
"Mi hai fatto stare in pensiero.." Proruppi con un gran sorriso, correndogli inoltro : " vieni, ti ho preparato una cena speciale. Che c'è, chi credevi preparasse il rancio all'accampamento?". Risi di gusto vedendo lo sguardo sorpreso di lui.
"Devo parlanti, Clio.. "
La sua voce spezzata mi indulse a posare il mestolo e correre accanto a lui.
"Sono qui amor mio, dimmi..."
Mi accovacciai a terra, tra lui e il camino r lo fissai con occhi titubanti e inquieti.
"Ricordi.. Tempo fa... Ti parlai di una missione speciale per conto del Re, ma non sapevo di cosa si trattasse?"
Annuii.
"Oggi l'ho saputo". Silenzio.
Mi avvicinai e gli presi la mano, senza dire una parola, sebbene il cuore tremasse come mai aveva fatto.
"Mi manda nelle Flegee, insieme a dei soldati, su una nave di cui non ricordo il nome. A quanto ho capito un nobile è entrato nella mia bottega, quasi per caso, ed è rimasto talmente colpito dai miei disegni da parlarne al Re."
Due anime lottavano dentro di me, dietro il mio viso candido.
L'una, innamorata, era felice per il riconoscimento che aveva avuto il mio amore.
L'altra, umana, urlava di angoscia e terrore per ciò che questo avrebbe comportato.
"Quando devi partire?" Dissi, infine, con gli occhi gonfi.
"Tra una settimana.." Rispose lui asciugandomi una lacrima indisciplinata.
Sgranai gli occhi.
"E il matrimonio? Non puoi partire tra una settimana, i preparativi non sono ancora finiti, non faremo mai in tempo!"
Lui mi guardò e sorrise.
"Lo so, non hai nemmeno l'abito da sposa..." In tono di dolce rimprovero.
"Sposiamoci adesso, s'impicchi l'etichetta, andiamo in chiesa domani, solo io e te... Io... Troverò un vestito che mi stia bene." Con un mezzo sorriso divertito.
"No,amor mio, non voglio rischiare di renderti vedova a vent'anni.."
"Cedi forse che non lo sarei comunque, se tu... Se tu non.. Maledizione non voglio nemmeno pensarci!"
Ora iniziai a singhiozzare, irrefrenabile. Lui mi abbracciò, dolcemente.
"Su, Amor mio non fare così.. Non starò via molto, e per quando tornerò avrai tessuto uno splendido abito con le tue mani. Farai come quella regina greca che preparava l'abito da sposa mente lo sposo era per mare". Risi, Risi tra le lacrime
e i singhiozzi.
"Quella era Penelope, la moglie di Odisseo. Mente il marito era per mare, assalita dai pretendenti tesseva il velo da sposa di giorno e lo diafana di notte. Non credo che io farei in grande affare!"
"Però Odisseo torna a casa..." Disse lui, rosso in volto, prendendomi tra le braccia.
Risi, come allora al ricordo di quell' ingenuo errore.
Mi portai una mano alla bocca per non destare sospetti.
Guardai il mare, complice silenzioso. Mi chiesi se sarei mai riuscita a ritrovarlo, queste isole nascondevano insidie ad ogni angolo.
Sentii un gran vociare, mi voltai, chiedendomi se fossimo già arrivati.
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