Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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“Il bene e il male” disse Musan a Talia “sono concetti relativi, Analopel. Acquistano valore asseconda dove ci si trova. Un gentiluomo europeo non uccide un nemico disarmato, mentre è normale farlo per un guerriero flegeese. E non è vigliaccheria, ma solo una cultura differente.” Sorrise. “E voi sottovalutate il potere, Analopel. Forse nelle poesie e nella filosofia vi fate troppo sedurre dalle parole...”
“Come hai trascorso la mattinata?” Chiese Talia dopo averlo raggiunto e salutato.
“Probabilmente” rispose lui “non diversamente da te. Con la sola differenza che mentre io studiavo latitudine e longitudine, tu eri alle prese con i tuoi studi di poesia e letteratura.” Sorrise. “Ma forse con l'eccezione che io ho trascorso la maggior parte del tempo a pensarti. Per il resto, come vedi, abbiamo fatto quasi le stesse cose.”
“Come fai a dire questo?” Fissandolo Talia.
“Mi sbaglio?”
“Tanto non mi crederesti...”
“Prova a dirmelo, allora...” fece lui “... sai che poi ti credo sempre.”
“Se sei qui ora” replicò lei “allora vuol dire che hai ricevuto il mio biglietto. Ebbene, se ho pensato subito di fartelo avere, per informarti di questa mia uscita, allora vuol dire che eri nei miei pensieri, no?”
“Anche io ho mandato un messaggio al tenente di vascello” con un sorriso ironico lui “ma questo non vuol dire che ho pensato poi a quel mio superiore per il resto della mattinata.”
“Oh... capisco... ed è la stessa cosa, a tuo avviso?” Accigliata lei. “Fammi capire... gli hai dato appuntamento per stasera a quel tipo, avendo avuto prima cura di avvisare il mondo intero che anche di fronte ad una questione di vita o di morte, tu stasera in capitaneria non ci saresti stato?”
Lui sorrise nuovamente e si avvicinò, cingendole i fianchi.
“Lo vedi?” Sussurrò lui. “Che oscuro potere hai su di me, biondina? Riesci sempre a convincermi.” E le sfiorò i capelli con le labbra.
“Già...” chinando il capo lei “... ho saputo che ieri c'è stata una festa, tra gli ufficiali con le loro mogli... sarà stata bella, immagino... e ci saranno state dame bellissime...”
“Si, molto.”
“E tu, per dovere, avrai detto molte cose carine, credo...”
“Si, per dovere.”
“Già...” sospirando lei “... a volte mi chiedo quanto tu possa immedesimarti quando dici quelle cose...”
Lui la strinse ancor più a sé.
“Sento il tuo cuore battere...” disse sottovoce, mentre i capelli di lei accarezzavano il suo viso “... e darei qualsiasi cosa per sapere che sta battendo per gelosia...”
Lei tentò allora di staccarsi, ma lui la tenne ferma.
“Ciò che dico alle altre” mormorò lui “è solo per l'etichetta e per il dovere. Devo farlo, sono un Guardiamarina ed è un obbligo essere cortesi con i superiori e con le loro famiglie. Ma sono solo frasi vuote e di circostanza... non basta una donna con un abito scollato, o con gli occhi chiari per farmi dimenticare di te... anzi, più guardo le altre donne, più comprendo che nessuna sarà mai come te...”
“Ti prego, no...” tentò d'interromperlo lei “... non dire le cose solo per farmi rasserenare, o per farmi piacere...”
“Volevo scriverti stanotte...” stringendola sempre a sé “... anzi, ho qui il biglietto che volevo lasciarti sotto il balcone...”
“Leggimelo, ti prego...” sussurrò lei.
“Come si riempiono i giorni?” Cominciando a leggere lui. “E le ore? E gli attimi, i momenti, fino all'ultimo istante di cui è fatta l'Eternità?
Col Tempo, con la bellezza?
O forse con l'onore e la gloria?
No, io l'Eternità la riempio con le parole, che come frammenti di sogni raccolgo e ricucio ogni notte, talvolta al chiaro di una Luna magnifica e muta, altre volte al solo scintillio delle stelle lontane.
E di quelle parole io ne faccio arte, racconti, storie, immagini, suoni e profumi.
Ogni parola per me non ha più segreti, che sia forgiata dagli uomini o concepita nei Cieli.
Che sia bianca, nera o d'infiniti colori, io gioco con ognuna di essa, traendone ogni volta bagliori, riverberi, riflessi e sfolgorii con cui ornare i tuoi occhi, i tuoi capelli, la tua bocca o il tuo viso.
Si, perchè solo con le parole sussurrate al silenzio della mia solitudine e della mia malinconia io riesco ogni volta a rievocare la tua immagine.
Ed allora essa, come tutte le parole del mondo che faccio mie come dardi per il mio arco, mi appartiene e diviene materia stessa dei miei sogni, con cui vivere infinite volte ogni tuo ricordo e generandone ogni volta uno nuovo.
Si, quando scrivo di te, tu appartieni a me e a me solo.
E come te, anche il mondo intero che con le parole rendo lo scenario per ogni mia storia, dove tu sei e sarai sempre l'unica eroina.”
Lei si voltò a fissarlo ed i loro occhi si unirono, così come le loro labbra.
Unite e perse nel medesimo riflesso che il mare abbandonava nel crepuscolo.
“Le parole...” ripetè Musan, destando Talia da quel ricordo “... le parole passano. Il potere invece è fatto d'altro. Di testimonianze di forza.” Si avvicinò e mostrò un lieve inchino. “Ora vi saluto... ma ci rivedremo presto. Molto presto...” ed andò via.
“Analopel...” avvicinandosi Jamiel a Talia “... chi è quell'uomo? Quello che ti ha regalato il pugnale? E' lui? Allora lo sposerai?”
E fissò il volto di Talia.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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