Nella locanda la tensione si poteva ormai tagliare quasi con un coltello.
Gurenaiz fissava Clio, che con quel suo sorriso sembrava farsi scivolare addosso tutta quella situazione con una certa naturalezza.
Parsifal era tornato a bere, chinandosi sul bancone e un attimo dopo l'uomo a cui aveva slacciato la cintola fece un passo verso di lui.
Ma in quel momento, tra le risa generali, i suoi calzoni cascarono a terra, facendolo inciampare e cadere rovinosamente.
“Silenzio, ciurmaglia...” disse Giuff “... silenzio, ho detto! Silenzio, razza di bastardi!” Fissò prima Clio, poi Gurenaiz. “Avanti, chi diavolo siete voi due?”
“Siamo due marinai rinnegati...” mormorò Gurenaiz “... il mio nome è Daiser, mentre Casaran è quello del mio compagno.” Indicando Parsifal.
“Cosa vuol dire che siete marinai rinnegati?” Domandò Giuff.
“Che siamo stati condannati all'impiccagione.” Rispose Gurenaiz. “Per aver picchiato il nostro capitano.”
“E avete pensato bene di venire a rifugiarvi qui a Portuga...” fece Giuff.
“Già...” annuì Gurenaiz.
“E magari trovare anche lavoro, vero?”
“Era quella l'idea...”
“Bene...” con un ghigno Giuff “... ma prima c'è da superare la prova, vero, ciurma?”
“Si!” Gridarono in coro i bucanieri.
“Che prova?” Chiese Gurenaiz.
“Lo vedrete!” Esclamò Giuff. “Ora però beviamo!”
E il locandiere servì a tutti loro altro rum.
Giuff allora prese una prostituta e con lei si allontanò cantando a squarciagola.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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