Chinai il capo, osservando un punto indefinito di quella panca: "Mi dispiace... io.. credevo che sapessi.." sussurrai piano.
Guerenaiz era fermo, gli occhi chiusi, la testa appoggiata al muro.
Restai accanto a lui qualche istante, ma capii che voleva restare solo, così mi alzai.
Tuttavia, dopo aver fatto qualche passo, tornai indietro.
"Sappi che non ti biasimerò se vorrai scappare... Non sei obbligato a restare qui.."
La voce mi si spezzò in gola, sapevo di essere stata troppo dura con lui, ma schiaffi e parole dure erano gli unici strumenti che conoscevo per difendere il mio onore, e la mia virtù.
Mi voltai nuovamente ed entrai nella locanda. Trovai facilmente la stanza che mi era stata ormai affidata e ci entrai, chiudendo velocemente la porta.
Camminai in lungo e in largo in preda a sentimenti contrastanti.
Non riuscivo a togliermi dalla mente le parole di Guerenaiz, così dirette e insolenti, mi chiesi se stesse recitando o parlando sul serio.
"L'ultimo desiderio..." Ripetei ridendo, sarcastica: "maledizione, che insolente!" Continuavo a camminare per la stanza, incapace di trovare pace.
"Il bacio era vero, però..." Sospirai buttandomi sul letto."..anche troppo.." continuai ripensando all'espressione degli occhi dell'ufficiale, poco prima che li chiudesse.
Una parte di me ripeteva, imperterrita, che forse era venuto fin qui non tanto per catturare Giuff e liberare una conoscente, ma con mire molto più ardite.
Eppure avevo imparato a conoscere Guerenaiz, anche se soltanto da poco, ed era un brav'uomo.
Quella che parlava ora era la stessa parte di me che mi malediva per averlo trattato in quel modo, dato che sicuramente stava recitando.
Chiusi gli occhi. Rividi davanti a me la strana luce negli occhi dell'olandese, e le sue parole risuonarono ancora una volta nella mia mente.
Citazione:
“... non ti importunerò più... non è mia abitudine molestare le donne degli altri...”
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"Oh, Clio.. andiamo.." sbuffai "..adesso cosa stai insinuando, maledizione?"
Ma l'espressione di quegli occhi non mi dava pace. Mi girai e rigirai nel letto prima che potessi prendere sonno,
"Hai visto che bel mare?" disse piano lui, cingendomi con le braccia da dietro le spalle.
"Già, lo stesso mare che ti porterà via da me.. " dissi, imbronciata, appoggiandomi a lui.
"...Bhe, ma quando tornerò.." sfiorando il mio collo con un bacio.
" hai detto bene, quando tornerai, furfantello..." ridendo divertita.
".. Oh, sei sempre la solita..voglio dire che inizieremo la nostra vita insieme.."
".. già, come no.."
"La nostra casa.. " cominciò lui " col piccolo giardino... io e te soli... sempre.. riesci a immaginare qualcosa di più bello, Amore?"
"No.." sussurrai ".. come potrei?"
Restammo così, abbracciati, per un tempo che sembrò infinito. La vera felicità era questa, la voglia di stare insieme ogni singolo giorno.
Guardammo il sole tramontare, leggero sulle acque, come si chinasse dolcemente a baciare la superficie marina, divenuta rossa per l'imbarazzo.
Lo spettacolo era mozzafiato.
D'un tratto, Jhonn si chinò su di me, d'istinto mi girai e le nostre labbtra si ritrovarono unite in un bacio dolce e appassionato.
Aprii gli occhi lentamente, per poi sbarrarli, incredula.
Mi ritrassi, veloce come un lampo.
"tu! Cosa? Come?" ansimavo, allibita.
Guerenaiz era davanti a me, e mi guardava con uno sguardo divertito e irriverente.
"No!" urlai, svegliandomi di soprassalto.
Che razza di sogno era mai quello? Strinsi a me le coperte, ma capii ben presto che non mi sarei addormentata tanto facilmente: troppi pensieri si affollavano nella mia mente.
Per quanto sapessi di dover essere forte, sentivo che le forze cominciavano ad abbandonarmi.
Lacrime ribelli e irrispettose iniziarono a scendermi sul viso. E mi abbandonai a quel pianto silenzioso, come una bambina che cerca conforto nella morbidezza di un cuscino.
Piansi per me e per la mia sorte, per la prigionia e il terrore costante in cui vivevo, piansi per Jhonn rinchiuso chissà dove, nascosto da queste terre maledette, ma anche per Guerenaiz che tanto aveva rischiato per salvarmi, e non meritava di pagarla così cara.
Dopo un po', mi sentii più leggera, sollevata.
Il sonno, però, mi aveva abbandonato del tutto, e mi alzai a guardare fuori dalla finestra che dava sul cortile.