Fui condotta in quella cabina e lì lasciata sola.
Per qualche istante mi guardai intorno, stupita... stoffe, sete, tappeti pregiati, mobili finemente cesellati ed impreziositi d’oro e d’argento, oggetti di ogni tipo e foggia, vasi di porcellana e lampade d’oro, gioielli e pietre preziose... lentamente iniziai a vagare per l’ampia cabina, sfiorando appena con la punta delle dita gli oggetti cui passavo accanto...
Ero sorpresa e confusa... una parte di me era eccitata ed un’altra tesa, una parte si chiedeva perché fossi stata condotta lì e l’altra quasi temeva il momento in cui lo avrei saputo...
Il mare era sconfinato ed il sole crepuscolare vi si andava ad immergere, tingendolo di mille bagliori rosa ed arancio.
Io ero immobile di fronte al parapetto sulla parte più bassa del giardino e di tutta quella meraviglia non vedevo niente... il mio cuore era cupo e triste, infatti, e la mia anima era diventata pesante...
Le parole di mio padre continuavano a risuonarmi in mente...
‘Partiremo domani stesso, Talia...’ aveva detto ‘Preparati!’
Dolore e rabbia avevo provato... poi le grida, li urli, i litigi... tutto questo tornava alla mia mente e la feriva...
E poi quella lettera... quella lettera che avevo scritto in fretta, di getto... quella lettera per lui... la lettera in cui spiegavo la decisione di mio padre e la sua ira per la nostra ‘amicizia’... avevo riflettuto prima di usare quella parola... amicizia... avrei dovuto usarne un'altra, il cuore mi diceva di usarne un’altra più intensa e più adatta a ciò che provavo per lui... non sapevo perché, ma non lo avevo fatto.
La mia mente ripercorse quella lettera parola per parola, sospiro per sospiro...
Ad un tratto, dei rumori alle mie spalle... sussultai.
La terrazza del giardino basso scendeva fino alla parte più bassa delle scogliera in quel punto, la casa era lontana ed io spesso mi rifugiavo lì quando volevo stare sola perché non ci andava mai nessuno... quel rumore inatteso, dunque, mi colse di sorpresa e mi spaventò.
Lo spavento, tuttavia, durò solo un secondo... poi vidi colui che, scavalcando il muro, era giunto lì... e la sorpresa, per un momento, mi tolse il respiro.
“Sei qui...” mormorai, correndogli incontro e stringendomi a lui “Sei qui... oh, che pazzia... come sei entrato?”
Per un attimo lui mi strinse a sé, poi delicatamente mi scostò e mi guardò negli occhi...
“Dovevo!” disse “Dovevo, dopo quella lettera... dimmi... è vero? Devi davvero partire?”
Abbassai gli occhi, tristemente.
All’improvviso, quei passi mi riscossero e mi trassero via da quel ricordo...
Mi volteggiai e fronteggiai la porta... giusto in tempo per vederla aprirsi con irruenza.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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