Quando Andromeda vide emergere dal mare l'orribile Mostro Marino, allora tutta la sua giovane vita le passò davanti.
Era una vita senza slanci, senza sogni.
Era stato sempre così.
Le altre fanciulle forse potevano desiderare la felicità, ma non lei.
Così le era stato insegnato dalla sua famiglia ed imposto dal terribile destino al quale era stata promessa.
E fu in quel momento che giunse Perseo in sella al mitico Pegaso.
L'eroe era diretto a Corinto e niente avrebbe fermato la sua corsa verso quella città.
Ma nell'attraversare il mare vide Andromeda incatenata e pronta ad essere offerta al terribile mostro.
Lui allora, dimenticando tutto il resto, scese sulla scogliera e prese fra le mani il volto di lei.
Era bagnato dalle lacrime e dagli spruzzi delle onde di quel mare in tempesta.
Lui la fissò e le disse soltanto:
“Non aver paura... chiudi gli occhi e riaprili solo quando sentirai di nuovo la mia voce...”
Andromeda non aveva mai visto Perseo, eppure si fidò.
Chiuse gli occhi.
Udì allora tante cose: le grida del suo popolo, il furore della tempesta, il nitrito di Pegaso, i boati del cielo che scuotevano la terra a simboleggiare la collera degli dei, fino al ruggito del mostro e il frantumarsi della pietra nella quale era stato mutato dallo sguardo mortale di Medusa.
Ma in tutto questo Andromeda non aprì mai gli occhi.
Alla fine, quando un silenzio eterno ammutolì ogni cosa, udì ancora la voce di Perseo che le diceva di riaprire gli occhi, perchè tutto era finito.
E lei riaprì gli occhi...
Ma non era la fine.
Era l'inizio.
E il Cielo rese quell'inizio poi eterno, fissando per sempre in due costellazioni, una accanto all'altra, il loro amore.
Il grande poeta ellenistico Arato da Soli scrisse:
“Lo scorrere del Tempo, l'essenza dello Spazio e la vita stessa,
che pure a noi appaiono infiniti, sono racchiusi nel corso delle stelle ed ogni cosa obbedisce alle Leggi Celesti.
E ciò che anima questo Moto Divino è l'Amore.
Perchè solo l'Amore rende eterne tutte le cose.”
Buon pomeriggio, Camelot