Andrea Cappellano, il più grande filosofo dell'amore nella sua forma più assoluta, l'Amor Cortese, nel suo immortale "De Amore" (scritto sotto dettatura divina, proprio ad opera di messer Amore) racconta che la più alta forma di conquista fra due amanti è il dialogo.
“Attraverso esso, infatti, sono le due anime che si parlano, annullando i limiti e le debolezze dell'umana condizione”, spiega il Cappellano.
Molti hanno ritenuto il De Amore solo un piccolo libello atto ad intrattenere le nobili corti medioevali.
Ma il grande amore fra Pietro Abelardo ed Eloisa, che sembra ricalcare alla perfezione ogni aspetto dell'Amor Cortese, ha dimostrato che la realtà e la vita possono superare ed oscurare i sogni e i versi di qualsiasi poeta o narratore.
Ed un'altra celebre coppia di innamorati, anch'essa realmente esistita, Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, con la propria vicende incarna alla perfezione i canoni del vero amore.
E proprio Francesca racconta al sommo poeta che, anche nel peccato e nella dannazione, Dio Onnipotente non Ha voluto separare i due amanti.
Perchè l'amore che lega due anime non può mai spezzarsi.
E sempre Francesca, nel tentativo di spiegare a Dante Ciò che non è di questo mondo, recita:
“Amor, ch'a nullo amato amar perdona...”
Ossia, chi è amato e non risponde a questo amore, amaramente sarà perdonato da Amore.
Chi è amato non può a sua volta non amare.
Buon pomeriggio, Camelot