Immerso in un vortice di parole e di anime in disuso, tra le foschie dei ricordi fanciulli ed i muschi di montagna, anche quest'anno, Lui discende il lungo sentiero costeggiando i comignoli fumanti di odori nauseabondi e le opache coscenze di un popolo moderno che vive senza attese, immerso nella sua bizzarra civiltà che sembra potere fare a meno della Sua venuta...
L'ho incontrato in mezzo ai miei boschi che trasudano di cortecce di brina mattutina, curvo e carico di anni ma con l'entusiasmo e gli occhi grandi di un bambino; si è seduto sulla roccia che delimita il confine degli uomini e con gli occhi arrossati di malinconia mi ha chiesto: "...dimmi, tu che provieni dal mio mondo, è vero che gli Uomini sono così cambiati da non riconoscermi....?"
Io, misero tra le lacrime ancestrali di una divinità cosmica, gli ho sussurato dolcemente: "...non avere timore, mio vecchio amico...riposa, ora sei qui con me..."
A proposito, giovani viandanti, il suo nome era Natale...
Taliesin, il bardo
__________________
"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
|