Scena XV: L'Isola del Fungo
“Edmond divorò con gli occhi quella massa di scogli che erano tinti di tutti i colori del crepuscolo, dal rosso vivo fino all'azzurro cupo; di tratto in tratto gli salivano al viso vampate ardenti: tutta la fronte si imporporava, una nube rossa gli passava davanti agli occhi.”
(Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo)
Guisgard sorrise a quelle parole di Talia.
Le si avvicinò e la strinse fra le sue braccia.
“Non voglio vederti o sentirti triste...” disse baciandole i capelli “... e tuo nonno non sbagliava affatto, sai?” La fissò facendole l'occhiolino. “Tu vali davvero un tesoro. In tutti i sensi. Vuoi venire con me sul castello di poppa? Prima che il Sole tramonti? Voglio vedere una cosa...”
Dopo qualche minuto i due salirono in coperta e raggiunsero poi il castello di poppa.
Erano da soli, circondati da un mare piatto, reso ambrato dal dolce Sole e avvolto in una bellezza quasi primordiale.
Un profumato vento di salsedine accarezzava i loro capelli e i loro volti.
Guisgard allora abbracciò da dietro Talia e delicatamente sfilò alcuni dei lacci che stringevano il vestito sulla schiena di lei.
Quell'ambrato alone così si posò dolcemente sulla sua pelle, sfiorandola e scaldandola come fosse un sospiro.
I suoi capelli si gonfiarono al vento e divennero quasi più chiari.
La pelle assunse così lo splendore della porcellana e i suoi occhi divennero luminosissimi.
Allora sulla sua schiena, quasi accendendosi, prese di nuova forma quel disegno, stavolta in maniera limpida e chiara.
“E' una mappa, Talia...” sussurrò Guisgard “... raffigura un'isola in mezzo al mare... e conduce ad un tesoro...”