Cittadino di Camelot
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“Devi proprio andare?” mormorò lui.
Io gli sorrisi...
“Non vuoi?” domandai.
“Beh... dipendesse da me...”
“Cosa faresti?” lo interruppi, in tono falsamente severo “Mi terresti ancora qui? Sulla spiaggia? Sai... avevo la mia lezione di musica questo pomeriggio, e sono terribilmente già in ritardo... vuoi forse che la manchi?”
Lui sorrise appena...
“Si!” disse poi.
“Oh...” fingendomi sorpresa “Eh, ma così... così, mio temerario guardiamarina, finiresti per minare la rispettabilità del tuo senso etico... e del mio, magari... vuoi questo?”
Lui sorrise di nuovo...
“Davvero?” mormorò, mostrandosi pensoso “E se non mi importasse della mia rispettabilità?”
“In questo caso, dovrebbe almeno importarti della mia...” risposi.
Lui sospirò...
“E va bene, milady...” disse alla fine “Va bene! Hai vinto! Vai alla tua lezione, allora!”
Io sorrisi, divertita, e mi allontanai di qualche passo... poi, colta da un pensiero, mi fermai e tornai a guardarlo...
“Guisgard...” chiamai “Quando ci rivedremo?”
“Quando vorrai!” rispose.
Salii di corsa la stretta scala che, dalla spiaggia, portava fino ala casa del nonno, in cima alla scogliera... arrivai in cima accaldata e trafelata, e qui mi soffermai per un momento, per riprendere fiato. Ero tremendamente in ritardo, ma non mi importava: ero felice.
Lentamente poi, mi avvicinai al basso cancello che dava su quell’ingresso secondario, lo spinsi ed entrai nel giardino di soppiatto... in fretta raggiunsi la casa, salii la scalinata ed entrai.
La Sala della Musica era in fondo al corridoio del piano terreno... mi guardai intorno per un istante poi, non vedendo nessuno, mi avviai furtivamente in quella direzione, rimuginando qualche scusa credibile per il maestro che, sapevo, si sarebbe certamente adirato per quel mio grave ritardo...
“Talia!” disse una voce alle mie spalle.
Sussultai violentemente.
“Nonno...” mormorai, voltandomi e tentando di celare quell’aria colpevole che sapevo mi si era dipinta sul viso.
“Dove stai andando?” domandò.
“Oh... beh... io...” iniziai a dire “Ecco, io...”
Lui mi fissò per un lungo momento...
“Si?” domandò.
“La... la lezione di musica...” mormorai.
“Era più di mezz’ora fa!” disse lui “Il maestro era molto adirato per il tuo ritardo ed è venuto a dirmi che se ne andava...”
“Oh...” mormorai, sentendomi arrossire.
“L’ho pregato di scusarmi...” riprese lui dopo qualche momento “Di scusarmi perché non avevo fatto in tempo ad informarlo che oggi non ci saresti stata perché eri indisposta! Ti manda i suoi saluti e gli auguri di pronta guarigione, quindi... tornerà la prossima settimana!”
Sollevai gli occhi su di lui, a quelle parole, stupita...
Il nonno mi osservò a lungo...
“Dov’eri?” chiese poi.
“Io...” esitai, e di nuovo arrossii violentemente “Beh, io...”
Gli occhi del nonno erano su di me, sentivo che mi stava studiando, che mi stava valutando... osservava le mie guance innaturalmente rosse ed i miei occhi, le mie mani che si torcevano ed il fremito nella mia voce...
“Capisco!” disse infine “Ma dì al tuo giovane guardiamarina inglese che non mentirò di nuovo, se ti farà tardare. Digli che, se accadrà ancora, mi vedrò costretto a prendere dei provvedimenti... mi sono spiegato?”
“Ma...” balbettai, mentre i miei occhi si spalancavano a dismisura “Ma, nonno, tu come fai a sapere...”
“Oh, per l’amor del Cielo, Talia!” mi interruppe con un mezzo sorriso “Sono molto più vecchio sia di te che di lui, sai?”
Io lo fissavo, stupita...
“Piuttosto...” riprese, tornando serio “Dici che mi posso fidare di lui?”
“Si...”
“Ne sei assolutamente sicura?” insisté.
“Si!” dissi.
Il nonno sorrise appena...
“Molto bene...” concluse, voltandosi e facendomi segno di seguirlo “Ora... visto che la tua lezione di musica è saltata... vediamo di rendere utile il tempo che ci è rimasto, stasera...”
Stupita, lo seguii per il corridoio fino al suo studio.
Qui, mi fece entrare e richiuse la porta dietro di noi.
“Siediti!” disse, per poi avvicinarsi all’alta libreria e mettersi a rovistare in uno degni scaffali più in alto...
“Nonno... non capisco... cosa cerchi?” domandai dopo qualche momento.
Lui non rispose subito, continuando a scorrere con il dito i voluminosi codici... uno per uno, lentamente...
“Ah, ecco!” disse infine, estraendone per metà uno ed infilando la mano dietro...
lo vidi allungarsi, in cerca di qualche cosa...
rovistò per qualche momento...
poi sorrise ed estrasse un vecchio foglio di pergamena ripiegato su se stesso varie volte e tutto stropicciato...
maneggiandolo con cura, lo adagiò sul tavolo tra noi ed iniziò a spiegarlo.
Era una mappa... una mappa curiosa, piena di segni e senza neanche un nome...
io la osservai per qualche istante, perplessa, poi sollevai gli occhi su di lui.
“Che cos’è?” domandai.
“Questa...” mormorò lui “E’ la mappa di un tesoro! Anzi... è la mappa del più prezioso ed inestimabile dei tesori... il più cercato, il più desiderato, il più misterioso...”
“Un tesoro?” domandai stupita “Intendi... intendi un ‘vero’ tesoro, nonno?”
Lui sorride...
“Oh, si... sì, Talia: un vero tesoro!”
“Ma...” mormorai, tornando ad abbassare gli occhi sulla pergamena “Ma su questa mappa non c’è nessun nome, neanche il più piccolo riferimento... quel tesoro non potrà, dunque, mai essere trovato!”
Anche il nonno si chinò ad osservare la mappa...
“E’ vero, non ci sono nomi!” disse “Ma ogni singolo tratto, su questa mappa, è lì per un motivo... ricordatelo, Talia: niente in questa mappa sta lì per caso e l’attento osservatore troverà tra quei tratti tutte le risposte che cerca!”
Lo fissavo, incerta su che cosa pensare...
Il nonno ricambiò quello sguardo per qualche momento, poi sorrise. Si alzò, dunque, ripiegò di nuovo con cura la mappa e si allontanò dal tavolo, giunse di fronte al camino e, senza pensarci neanche per un istante, la gettò tra le fiamme.
Sobbalzai.
“No!” dissi, balzando in piedi.
Il nonno accennò un sorriso...
“No?” disse “Credevo che a te non interessassero i tesori...”
“Io...” mormorai “Beh, io...” esitai “Ma perché l’hai distrutta? Così... beh, così nessuno potrà più trovarlo...”
“Ne ho fatta una copia esatta...” disse lui dopo qualche momento, fissando le fiamme che avevano ormai del tutto eroso la pergamena “Molto tempo fa, ne ho fatta una copia esatta... nascosta in un luogo sicuro... nel luogo più sicuro che io conosca, là dove solo un meritevole giungerà... e quella è rimasta, ora, la sola copia in circolazione...”
Lo fissai stupita...
“Come lo sai?” chiesi “Come sai che questa copia non finirà nelle mani sbagliate?”
Il nonno si voltò a guardarmi e sorrise...
“Lo so!” disse, fissandomi con uno sguardo enigmatico.
La luce del sole mi sfiorava delicatamente le palpebre...
sentii quel sogno, quell’antico ricordo, scivolare via mentre lentamente riprendevo coscienza del presente.
E, con un piccolo sospiro, aprii gli occhi...
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
Ultima modifica di Talia : 09-01-2013 alle ore 16.53.18.
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