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Vecchio 16-01-2013, 19.43.06   #1695
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Cavaliere25 ritornò in cucina e trovò ad aspettarlo il cuoco.
“Eccoti.” Disse. “”ma dove eri finito? Già stanco di pelare patate?”



Sull'Isola Perduta, si era riportato alla luce il leggendario tesoro di Capitan Lanzaras.
Guisgard annuì a quelle parole di Talia ed aprì il misterioso forziere.
Si trattava di un grosso baule di legno, corroso dall'umidità e dai tarli, cerchiato di ferro ormai arrugginito.
E aperto il forziere, tutti e tre rimasero abbagliati.
Era un bagliore formato da mille e più riflessi.
Uno sfolgorio quasi paragonabile al luccichio sfavillante delle stelle in una fredda e limpida notte d'Inverno.
Davanti a Guisgard, a Talia e a Giuff si aprì un mondo fatto di risplendenti Fiorini che brillavano di aurei finimenti e magnifici Dobloni dai riflessi fulvi.
E tra essi si vedevano pietre di ogni genere, colore e dimensione, come diamanti, zaffiri, smeraldi, rubini e perle.
E ancora emergevano tra questa magnificenza anelli di oro giallo e rosso, bracciali d'argento, coralli intarsiati, avori bianchissimi e gioielli di ogni tipo, con incastonate pietre e pepite superbamente lavorate.
E nel vedere quello spettacolo, Giuff lanciò un grido di compiacimento, per poi fissare come un posseduto quel tesoro.
“Ora...” disse senza distogliere lo sguardo da quella fortuna “... ora allontanati... allontanati dal mio tesoro!”
Guisgard allora si allontanò di qualche passo, tenendo gli occhi sempre su Talia, che ancora era in mano al Gufo Nero.
Questi si avvicinò al forziere e cominciò a ridere come un demente.
E rideva sempre più forte.
Si chinò poi sul tesoro, tirandosi quasi Talia dietro.
Affondò allora la mano libera nel contenuto del forziere, cominciando a stringere manciate di quei Fiorini, quei Dobloni, quelle pietre e quei gioielli.
Si lasciava scivolare tutto quel luccichio fra le dita, che come grandine ricadeva poi nel forziere, tra tintinni di mille suoni e riflessi meravigliosi.
“Sono ricco!” Cominciò a gridare. “Sono ricco! Ricco! Ricco!” E di nuovo quella sua assurda risata. “Ho vinto la maledizione di Lanzaras e dei suoi spettri! Ho vinto il demonio! Ho vinto contro tutto e sono il padrone del mondo!” E rise ancora.
Prese l'ennesima manciata di monete, pietre e gioielli e di nuovo la lasciò poi scivolare via, mentre con le dita serrate quasi voleva sentirne l'essenza.
Ma quando la sua mano fu vuota, si accorse che il palmo era rossastro.
E si tingeva sempre di più.
Vide allora qualcosa rimasto fra le sue dita.
Era uno scorpione schiacciato.
In un attimo la sua mano fu completamente avvolta dal sangue.
Il suo stesso sangue.
“Maledetto scorpione...” buttando via lo scorpione morto.
“Era uno scorpione rosso...” fece Guisgard “... è velenoso... sei spacciato...”
“Sta zitto!” Gridò Giuff. “Ti piacerebbe, vero? Vorresti vedermi morto per prenderti il mio tesoro! Ma io invece non morirò! E' solo una sciocca puntura! Ho perso del sangue e il veleno non è penetrato!”
“Il veleno è già in circolo.” Fissandolo Guisgard. “Stai perdendo sangue a causa dell'infezione.”
“Sta zitto!” Con rabbia il Gufo Nero.
Ma i suoi occhi erano ormai rossi e la bava colava dalla sua bocca.
All'improvviso cominciò ad urlare per il dolore.
Spinse allora a terra Talia e iniziò a correre verso la spiaggia.
“Acqua!” Delirava Giuff. “Sto andando a fuoco! Acqua! Acqua!” E svanì nella boscaglia.
“Talia, come stai?” Lanciandosi Guisgard verso la ragazza.
E accortosi che stava bene, strinse Talia a sé, in un abbraccio liberatorio.
Mentre a pochi passi da loro risplendeva ancora tutta quella fortuna racchiusa nel forziere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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