Disattivato
Registrazione: 16-09-2012
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Cademmo sulla sabbia, mentre l'Antigua Maria, in fiamme, andava alla deriva.
Ascoltai il racconto di Guerenaiz abbracciata a lui, rifrugandomi nella spalla che non sanguinava.
Tuttavia, quando nominò l'isola mi alzai di scatto a sedere.
"..Anche tu con questa storia? Lasciami indovinare, un'isola paradisiaca dove tutti vivono in pace e se ne infischiano dei problemi del mondo.. " proruppi, all'improvviso ".. credi che io possa rinchiudermi in un isola mentre il mondo va avanti, senza sapere nulla di ciò che accade nella mia terra, sapendo che i pirati devastano queste acque e uomini malvagi governano queste terre?" la mia voce era isterica, spezzata dal pianto, sentivo le lacrime scorrermi copiose sul viso, sentivo i singhiozzi scuotermi il petto.
Nel vedere gli occhi sgranati di Guerenaiz, però, mi resi conto che non erano rivolte a lui quelle parole.
".. Non posso, non posso.." continuai. Non ero in grado di spiegare nemmeno a me stessa a che cosa mi riferissi con quelle parole.
Smisi di parlare, mi presi il viso tra le mani e piansi, incapace di trattenermi ancora.
Piangevo perchè ora che Guerenaiz era in salvo dovevo tornare da John, lo stesso John che avevo cercato in lungo e in largo che ora mi appariva lontano. Piangevo perchè la vita insieme all'uomo che amavo mi appariva come una prigione, e non come quella che avevo sempre sognato, e mi odiavo per questo. Piangevo perchè una voce dentro di me non voleva tornare indietro.
Non so come, riuscii a calmarmi.
Mi voltai verso il capitano olandese e sorrisi, debolmente, tra le lacrime.
"..Perdonami.." dissi titubante "...tu.. no.. tu non c'entri.. mi dispiace.. non volevo reagire così.. non avrei dovuto.." tornando a cercare rifugio tra le sue braccia.
Alzai lo sguardo verso di lui ".. Ma una cosa è vera, Guerenaiz, il tuo posto non è su un isola sperduta.. avevi una missione... non l'ho dimenticato.. Davvero ti lasceresti tutto questo alle spalle?"
Ma prima che potesse rispondere, la stanchezza e la debolezza del pianto aprirono in me la strada a quella voce, la più ribelle e impertinente, che fino a quel momento ero riuscita a soffocare.
Lo guardai ancora, alzandomi quasi a sedere, perchè riuscisse a vedere il mio viso nell'oscurità, il mio sguardo era gelido e impassibile, la mia voce ferma.
"dimmi, ti prego, tu che conosci queste acque.. " fissandolo negli occhi ".. se fossimo sperduti in quest'isola, e non avessimo la lancia.. non sarebbe poi così difficile tornare indietro.. o, quantomeno, mandare un messaggo... o sbaglio?" sorrisi, beffarda ".. a maggior ragione se potessimo contare sulla totale disponibilità e amicizia degli indigeni del posto...".
La verità era che quelle parole, ancora non mi davano pace. La verità, era che, fin da quando ero partita speravo di trovare John in catene, prigioniero o senza memoria. Perchè l'idea che avesse deciso, deliberatamente, di starmi lontano era un peso troppo grande da portare per una vita intera.
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