Guisgard non disse nulla e strinse a sé Talia.
La strinse forte, per lunghi istanti, mentre intorno a loro si udiva solo il fruscio delle palme al vento che soffiava dal mare.
La testa della ragazza era sul petto del pirata, mentre i suoi lunghi capelli, inumiditi e profumati di salsedine, mossi dal vento, accarezzavano il viso di lui.
“Va tutto bene...” disse lui in un sussurro “... va tutto bene... non potrà più farti del male quel dannato... nessun altro potrà... ci sarò io... sempre...” restarono così ancora a lungo.
Poi, piano piano, le prime luci del giorno cominciarono a screziare il cielo e poi il mare.
Quell'isola allora, impenetrabile ed enigmatica, cominciò ad accendesi con tutti i suoi coloroi, i suoi suoni ed i suoi profumi.
Come se il Sole avesse destato tutto un mondo nascosto.
“Ora cosa ne facciamo di tutta quella ricchezza?” Voltandosi Guisgard verso il forziere. “Dici che basterà a farmi avere ciò che voglio?” Abbozzò un sorriso e baciò i capelli di lei. “Credi che con quel tesoro potrei acquistare ciò che mi occorre per essere felice?” Fissò la ragazza sempre con quel suo sorriso appena accennato. “Devi essere tu a dirmelo, sai? Non posso chiederlo a nessun altro... visto che voglio barattare quel tesoro con il tuo cuore!” I suoi occhi si illuminarono. “Guarda quel coltello intarsiato con pietre preziose...” indicando uno degli oggetti nel forziere... ad occhio e croce può valere un patrimonio... credi che riuscirei a barattarlo con un tuo si?” La guardò e la baciò.