Silenzio.
La carrozza procedeva rapidamente per l’ampia strada che, tagliando boschi ed aggirando valli, scendeva verso sud. Il convoglio era partito presto ed il capitano premeva perché non diminuissimo l’andatura, onde evitare di essere sorpresi dal tramonto ancora sulla via. Non erano tempi, quelli, nei quali sarebbe stato salutare sostare o perdere molto tempo per strada... soprattutto non sarebbe stato salutare per me.
Silenzio.
Amavo il silenzio. Ed era precisamente per questo motivo che in quella carrozza avevo voluto viaggiare da sola. Avevo accettato di accogliervi, giacché il viaggio non sarebbe stato breve, soltanto quell’anziana e devota servitrice che aveva vissuto presso la mia famiglia da ben prima della mia nascita; lei sola sarebbe bastata per le mie necessità, ma ero certa che non avrei potuto sopportare le chiacchiere di nessun altro in quello spazio angusto e per tutto quel tempo. Sollevai lo sguardo e fissai la donna: stava guardando fuori dal finestrino. Amavo quella discrezione almeno quanto detestavo le chiacchiere inutili e gli sguardi insistenti di talune persone.
Silenzio.
C’era vento quel giorno, e fu proprio quel vento a spazzare via, ad un tratto, le nubi che coprivano il cielo e a permettere a quel debole sole invernale di bagnare la campagna. All’improvviso, un raggio scese verso di noi, colpì l’armatura metallica di uno dei due soldati che procedevano a cavallo di fianco alla mia carrozza e, riflettendosi su di essa, giunse a penetrare fin dentro al landò. Osservai, quasi stupita, quel raggio di sole indugiare sul mio abito di broccato verde ed oro per qualche momento, poi la strada ci fece curvare leggermente ed il raggio scomparve.
Silenzio.
I miei occhi erano immobili di fronte a me, lo sguardo lontano, l’aria impenetrabile... niente di me, se non la presenza stessa del mio corpo, testimoniava che ero lì. Ad un tratto, tuttavia, come destata da una sensazione, distolsi quello sguardo da qualsiasi cosa lo avesse occupato fino a quel momento e lo portai fuori dal finestrino...
ed allora la vidi, la nostra meta...
una città arroccata su di una piccola altura, gli edifici regolari che sembravano nascere dalla pietra stessa, e tutt’intorno alture e valli, come una corona, come a proteggerla...
“Mandate a dire al capitano che spedisca due soldati avanti, ad annunciare il nostro arrivo...” dissi “Non voglio dover aspettare neanche per un istante!”
La donna seduta di fronte a me annuì appena, poi si accostò ad uno dei finestrini per chiamare il soldato.
Io non le badai, tuttavia, ritrovando immediatamente quel mio impassibile distacco.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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