L'Arconte Meccanico condusse così Talia in una grande sala.
Era un ambiente molto vasto, illuminato da diverse candele e riscaldato da un grande camino acceso.
In fondo alla stanza vi era una figura.
Era vestita con lunghi abiti scuri e appariva dall'aspetto austero e dalla postura greve.
“Maestro...” disse l'Arconte, mentre i servi richiudevano le porte.
La figura si voltò e mostrò il suo volto.
Aveva un cappello piumato che incorniciava, con una barba ben curata e brizzolata, un viso lungo ed impenetrabile, dai lineamenti essenziali.
I suoi occhi erano attenti, vigili, come se nulla potesse sfuggire a quello sguardo, neanche i più insignificanti dettagli.
Uno strano grigio li tingeva, rendendoli mutevoli, sfuggenti ed enigmatici.
La sua espressione, tuttavia, appariva rasserenante, attraversata da una curiosa quiete.
“Quanto è passato, milady...” sorridendo all'improvviso e togliendosi il cappello “... rimpiango di non avere la capacità di leggere i volti e comprendere il loro sviluppo. Se avessi avuto questo dono, di certo avrei immaginato la bellezza a cui era destinata quella bambina che di tanto in tanto si dilettava ad ascoltarmi nei giardini del palazzo di suo padre. A proposito, altezza, vostra madre predilige ancora i gerani? E vostro padre pratica ancora la caccia per allietare i suoi giorni? Eh, già... manco da tanto tempo da Sygma... mi mancano le sue dolci colline, i casali dispersi fra cipressi e girasoli. Mi manca il suo buon vino e mi manca la bellezza che quei luoghi sanno emanare. Ma avvicinatevi, vi prego...” facendo un cenno a Talia “... forse così mi riconoscerete...” accennò una risata “... rammentate come vi piaceva chiamarmi? Vi divertiva il fatto che avessi due nomi di battesimo... rammentate quale era il vostro preferito? Giorgio o Pietro?” Sorrise nuovamente. “O forse il brutto episodio di stamani vi ha scosso al punto da rendermi un estraneo ai vostri occhi?”
“Sua altezza sta bene.” Fece l'Arconte. “Non è accaduto nulla alla sua persona, per fortuna.”
“Si ed è questo che conta.” Annuendo l'uomo che l'Arconte chiamava maestro. “Nessuno può far del male alla nostra principessa.”
“Nessuno più oserà avvicinarsi a lei, non temete.” Disse l'Arconte con tono fermo. “Nessuno.”
"Naturalmente." Disse il Maestro, tornando poi a fissare Talia.