Altea aprì la porta di quella stanza, ritrovandosi in un luogo non molto ampio e desolato.
Era arredata da un grosso tavolo e due sgabelli, ma ovunque vi erano libri molti antichi.
Al centro del tavolo vi era uno aperto, con un'illustrazione che occupava l'intera pagina.
Era rappresentato uno strano disegno.
Uomini e donne nudi in una grande vasca, attorno alla quale spuntavano piante sconosciute, tutto sotto l'attenta custodia di un grande occhio.
Le parole presenti appartenevano allo stesso idioma che Altea aveva visto nel corridoio.
E proprio in quel momento ella si accorse di un'altra cosa.
Una lunga clamide adagiata su dei libri, con accanto un cappuccio.
Erano entrambi di un colore spento, come un grigio sbiadito, sporco, incerto.
In quella stanza vi era qualcosa.
Qualcosa che rendeva Altea inquieta.
In quella stanza si respirava un misto di apatia, angoscia, ossessione.
Ad un tratto però, come a destarla da tutto ciò, avvertì qualcosa alle sue spalle.
Un ringhio.
Si voltò e vide un molosso che la fissava minaccioso.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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