Elisabeth scostò alcune pietre malmesse dal muro, aprendo così una piccola breccia nelle murature del castello.
E da lì vide cosa circondava il maniero.
Una sterminata selva, nel cui ventre scorreva il fiume che fungeva da barriera e nello stesso tempo prigione.
Nessuno poteva avvicinarsi e nessuno poteva lasciare quel luogo senza permesso.
Infatti le mura erano alte e tentare di scavalcarle equivaleva ad un suicidio.
“In nome di Allah...” disse Elina “... allontaniamoci da qui... oltre queste mura c'è un salto di decine di metri...” prese allora per un braccio Elisabeth e si allontanarono di qualche passo.
Ad un tratto le due donne udirono qualcosa.
Erano delle trombe e provenivano dal cortile.
Il ponte levatoio del castello fu calato ed una carrozza entrò.
Si fermò poi in mezzo al cortile e diversi servi accorsero ad accoglierla.
Da essa scese un'austera figura avvolta in un lungo mantello nero.
Il suo portamento era fiero e tutti si prostravano davanti a quella.
Era l'Arconte Meccanico.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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