Talia prese posto al centro, tra l'Arconte Meccanico e il Maestro George.
“Altezza...” disse questi alla principessa “... invece possono essere edificanti i tornei, sapete? Voglio dire... è dall'antichità che alcuni uomini avvertono il bisogno di competere con i propri simili abbracciando un'arma... credo sia una manifestazione di forza... e in questo caso, possiamo dire, anche di fedeltà e devozione, visto che combattono per voi, mia signora.” Sorrise. “Dunque cosa chiedere di più a degli uomini? Vi stanno offrendo la loro forza e la loro devozione.” Prese alcune lenti fatte con pietre preziose. “Provate a guardare il torneo attraverso i riflessi dello smeraldo o dello zaffiro... ingentiliscono il tutto...”
Un nuovo squillo di tromba.
Era il segnale d'inizio.
Ma ad un tratto accadde qualcosa.
In fondo al pergolato che delimitava lo spiazzo per giostrare c'era una vaga confusione.
“Cosa accade?” Chiese il Maestro all'Arconte.
“Non lo so...” alzandosi questi per vedere meglio “... non riesco a capire da qui...”
Chiamò allora uno dei Marescialli di Campo.
“Cos'è quel disordine?”
“Eccellenza, pare ci sia un cavaliere che chiede di partecipare al torneo...” rispose il Maresciallo di Campo “... ma è fuori tempo limite. Le liste sono state già definite.”
“Allora cacciatelo via!” Ordinò l'Arconte.
“Signore...” fissandolo il Maresciallo di Campo “... dice di possedere il diritto per partecipare...”
“E in che modo?”
“Afferma che è stato iscritto dal suo maestro giorni fa...”
“E chi è questo suo maestro?”
“Il monaco Nicola d'Uscian...”
A quel nome l'Arconte restò ammutolito, per poi voltarsi verso George.
“Fate...” mormorò questi “... fate venire avanti quel cavaliere...”
“Si, signore.”
Poco dopo quel misterioso cavaliere si presentò nello spiazzo, proprio davanti alla Loggia Reale.
E i suoi occhi azzurri, enigmatici ed indefiniti, erano fissi sull'Arconte e sul Maestro.