La sala che l’Arconte aveva riservato alle mie udienze private era un piccolo ambiente riccamente decorato. Su di una parete faceva bella mostra di sé un ampio e sontuoso camino che io avevo chiesto a Marijeta di accendere quella sera, al centro della sala vi era un grande tappeto circolare e su di esso un’ampia poltrona dall’alto schienale e dai braccioli imbottiti, di fronte alcune poltroncine più basse ma altrettanto comode.
Quando il maestro George entrò, io ero vicino al camino e fissavo la fiamma scoppiettare.
Risposi con appena un cenno al suo saluto ed andai a sedermi sull’alta poltrona al centro del tappeto, facendogli poi cenno di sedersi di fronte a me.
Ascoltai in silenzio le sue parole, con attenzione, osservandolo attentamente ma senza che dal mio sguardo trapelasse la pur minima emozione, le mie mani erano appoggiate in grembo, immobili...
Quando, infine, il maestro tacque, io annuii impercettibilmente...
“Capisco...” mormorai “Comprendo il vostro punto di vista!”
Lunghi attimi di silenzio... i miei occhi si spostarono di nuovo sulla fiamma del camino, danzante e crepitante, e la osservarono a lungo...
“Sapete, Maestro...” ripresi poi a dire, distogliendo infine gli occhi dal fuoco e tornado a guardare l’uomo di fronte a me “Non vi nego che sono stata vagamente incuriosita dall’attenzione e dalla preoccupazione che quel cavaliere ha generato nell’Arconte fin dal suo arrivo... e comprendo che, probabilmente, Sua Signoria avrebbe preferito che non vincesse... Noi, però, gli abbiamo dato la possibilità di giostrare e di misurarsi con gli altri cavalieri, ed è indubbio che egli abbia vinto il suo girone con non poca abilità. Correggetemi, dunque, se sbaglio ma sarebbe alquanto improprio da parte nostra escluderlo a questo punto... non trovate? Sarebbe improprio anche perché, stando a ciò che dicono i saggi, le ferite in battaglia servono al valoroso cavaliere per rafforzarsi e migliorarsi... dico bene?”
Tacqui... e nella stanza calò un denso silenzio.
Il fuoco nel camino spargeva cupe ombre per la stanza, ma non io non vi badavo.
Tacqui finché non ebbi la precisa impressione che il maestro George stesse per parlare di nuovo...
“Tuttavia...” dissi allora, precedendolo “Vi sono grata per questo parere. I vostri consigli sono sempre bene accetti, Maestro, anche quando giungono ad un ora tanto insolita. Vi assicuro, dunque, che la questione sarà da me debitamente esaminata e presa in considerazione... conoscerete la mia decisione in merito domani, alla cerimonia di investitura dei Cinque!”
Lentamente mi alzai in piedi...
“Ora... vogliate scusarmi... ma è molto tardi ed io gradirei ritirarmi!”
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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