Dopo la conquista di Sygma, Ardeliano rientrò a Capomazda per il suo trionfo.
L'Arciduca trovò ad attenderlo l'intera popolazione che ringraziava il Cielo per quella vittoria e acclamava il nome del suo signore.
Ardeliano infatti, dopo quella straordinaria impresa, aveva allargato i confini del ducato come mai nessuno prima di lui.
Aveva vinto una guerra che molti ritenevano follia anche solo cominciare, contro un nemico lontano e dalle risorse sconosciute.
La conquista Capomazdese di Sygma fu un capolavoro sotto l'aspetto militare.
Sebbene forte e ben equipaggiato, l'esercito Sygmaese restò spiazzato davanti alla cavalleria pesante dell'Arciduca, formata esclusivamente da nobili cavalieri arruolati da molti altri ducati del regno.
Il culto aristocratico della guerra a Capomazda non aveva eguali in nessuna altra terra d'Occidente.
E Ardeliano fu acclamato come il più grande condottiero della storia, al pari di Lisandro di Sparta, Alessandro di Macedonia, Epaminonda di Tebe, Giulio Cesare e l'imperatore Traiano.
E al suo ritorno, il grande conquistatore, per ringraziare Santa Caterina, sulle cui Sante Reliquie l'Arciduca pregò appena entrato a Sygma, fece costruire nel suo palazzo un pregevole sacello.
Di forma quadrangolare, rivestito di laterizi policromi all'esterno, il Sacello di Santa Caterina era preceduto da un piccolo portico colonnato che faceva da ingresso al corpo centrale dell'edificio sacro.
Questo all'interno era rivestito da tre strati di pregevole fattura.
Un primo, basso e sovrastante il pavimento marmoreo, vedeva lastre di marmo che dovevano catturare la luce che dalle alte finestre attorno alla volta a botte penetrava nel sacello.
Uno strato intermedio, con pannelli figurativi in cui si potevano ammirare episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Infine il terzo, dove apparivano una serie di decorazioni a mosaico, in cui figuravano scene della vita di San Domenico da un lato e di Santa Caterina dall'altro.
Un arco precedeva l'abside e mostrava su di esso un mosaico di Santa Caterina che riceveva la Corona del Martirio.
L'abside recava un altro mosaico in cui Cristo donava la Legge ai Suoi Apostoli, simboleggiando l'istituzione Divina della Chiesa.
Ai lati dell'arco vi erano due serie di colonne di porfido rosso, provenienti da edifici già esistenti.
Ardeliano aveva voluto questi materiali di spoglio per conferire al sacello l'autorità degli edifici a cui precedentemente appartenevano.
L'Arciduca donò poi al sacello tutta una serie di oggetti facente parte del suo patrimonio personale, come candelabri, calici, teche, tutti in oro massiccio.
Ma nell'angolo Ovest vi sono anche una serie di mosaici dal significato misterioso.
Secondo la tradizione, Ardeliano nascose nel sacello la sua armatura, offerta in dono a Santa Caterina per ringraziarla della sua protezione durante la conquista.
E per accedere al luogo in cui è conservata la corazza, bisogna risolvere l'enigma di quei mosaici.
Essi sono cinque e raffigurano la Biblica Torre di Babele, i Giardini Pensili di Babilonia, Re Salomone, la regina di Saba, il cavallo di San Paolo che lo disarciona dopo la Visione sulla via di Damasco.
La tradizione vuole che sotto quattro di questi mosaici vi siano dei dispositivi che se premuti danno l'accesso ad un vestibolo segreto, nel quale si trova l'armatura di Ardeliano.
Dunque solo quattro di questi mosaici sono legati fra loro e uno è l'intruso.
Voi, dame e cavalieri, riuscite a capire qual'è il mosaico intruso fra i cinque e perchè?