Talia corse via.
Corse fuori dalla Cappella di San Nicola, ritrovandosi poi in un atrio colonnato e scorgendo la debole luce che indicava un lungo corridoio per accedere al palazzo vero e proprio.
E correva verso quel corridoio la principessa.
E l'avrebbe raggiunto, lasciandosi così indietro la cappella e tutto il resto, se una mano non le avesse afferrato il braccio, impedendole di proseguire.
“La mia missione...” disse Guisgard guardandola negli occhi “... siamo qui proprio per quella... proteggervi... questa è la mia missione... se avessi avuto altri scopi, li avrei già attuati... siamo rimasti soli a lungo in questo castello... e se avessi voluto farvi del male, non sarebbe stata certo la vostra servitrice ad impedirmelo...” la sua mano stringeva il braccio di lei.
Poi, all'improvvisò, si allentò e infine la sua mano lasciò quel braccio.
“Se ora non vi fidate più di me” continuò senza distogliere i suoi occhi da quelli di lei “allora lasceremo subito questo castello e vi ricondurrò a Sant'Agata di Gothia. Si, lo farò, se ordinerete questo. Anche rischiando poi di essere messo sotto processo. Del resto, se non godo della fiducia di colei a cui ho giurato obbedienza, credo sia giusto che abbandoni tale incarico...”
E poi, con un gesto improvviso e delicato, asciugò una lacrima che aveva rigato il volto di Talia.
“Nelle favole” sussurrò “si dice che le principesse non devono piangere mai... e non rispondetemi ora che questa non è una favola...” sorrise appena “... perchè sono pronto a smentirvi... smentirvi con una parola magica... La Fonte della Speranza...”