“Magari” disse Guisgard a Talia “è una fonte da cui nasce un'acqua particolare, magica... dagli effetti imprevedibili... come una sorta di elisir...” sorrideva sarcastico “... ma quali effetti potrebbe avere quell'acqua? Fonte della Speranza... magari lo rivela lo stesso nome... la speranza di farvi scogliere, mia signora... ti farvi perdere quell'alone di freddezza e indifferenza...” la fissò e poi quel sorriso sarcastico mutò in un'espressione divertita “... state tranquilla...” facendole ancora l'occhiolino “... non nasconde terribili segreti quella fonte... vi è una leggenda attorno ad essa, ma non ha mai recato male ad alcuno... e poi” sussurrò “siete con me... e avete detto di fidarvi del vostro cavaliere...”
Scesero allora nelle scuderie e vi trovarono due cavalli.
Uno bianco, l'altro nero.
“Lasciate il castello, messere?” Chiese Tanis nel vederli uscire nel cortile.
“Si.” Annuì Guisgard. “Ma al nostro ritorno vogliamo trovare una ricca colazione. Cavalcare mi mette sempre appetito.”
Allora lasciarono il castello.
Guisgard sul cavallo nero e Talia su quello bianco.
Uscirono così nella foresta che si stava appena svegliando alla nuova alba.
Così, il cavaliere e la regina galopparono lungo un incerto sentiero, che li condusse ai piedi del colle su cui sorgeva il maniero.
Erano circondati da un'alta boscaglia, lussureggiante ed evocativa, in cui il verde assumeva tonalità sconosciute e si confondeva, screziandosi, con un'infinità di fiori e frutti.
Ad un tratto giunsero su uno spuntone roccioso coperto di muschio.
Si udiva il rumore dell'acqua che scendeva forte, anche se la fontana non appariva da quel punto.
“Scendete, altezza...” disse all'improvviso Guisgard “... scendete da cavallo...”
Lui però restò in sella al suo destriero.
Aveva il Sole contro il suo viso e Talia non riusciva a scorgere più il suo sguardo e la sua espressione.
Poteva solo sentire la sua voce.
Quella voce che sembrò quasi ordinarle di scendere da cavallo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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