Capitolo XII: L'ultimo custode del Fiore
“Ci sono persone che muoiono... la maggior parte per fuoco. Senza dubbio molte muoiono per fiori, ma anche questo è morire per fuoco. Il fuoco lento o intenso del profumo, sia dell'amore che dell'odio.”
(Martinson Johnson, Sogni di rose e di fuoco)
E dopo quell'occhiolino di Clio, Mamyon restò a fissarla per qualche istante.
Poi, senza dire nulla, prese la mano di lei e tirò ancora la ragazza a sé.
E di nuovo la baciò, stavolta con ancora più passione, mentre la stringeva fra le sue braccia.
“Per questo” disse sussurrandole “che ti sei raccomandata, vero?” E ancora le loro labbra si unirono. “Per baci come questo...”
Dopo un po' ripresero il cammino.
Non sembravano avere molta scelta e decisero così di seguire l'indicazione della bussola.
Presero allora la strada segnalata da quel cartello.
E un'oretta dopo, dalla vegetazione, apparve una grande villa nobiliare.
Si trovava alle spalle di un vasto giardino, racchiusa da un muretto di cinta e dal quale si accedeva attraverso un cancello di ottone.
La villa però appariva molto vecchia, in gran parte fatiscente, con diversi muri divisori crollati o seriamente danneggiati.
Rampicanti erano cresciuti un po' ovunque ed avevano ricoperto gran parte dell'abitazione.
Anche il giardino appariva abbandonato, con i suoi viali lastricati invasi dalla vegetazione incolta e con le sue meravigliose fontane marmoree, un tempo policrome, vuote e annerite dal tempo.
E proprio sul cancello d'accesso vi era una targa di legno, sulla quale era inciso:
“Villa del Fiore.”