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Vecchio 04-05-2013, 22.10.43   #1086
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
La luce del sole pomeridiano filtrava dalla grande vetrata, illuimnando l'intera stanza.
Fogli, libri, un computer e un tablet erano sparsi disordinatamente sulla scivania.
Tenevo stretto in mano un foglio, leggendolo velocemente, mentre sorseggiavo una tazza di caffè.
Possibile che non sapessero fare un caffè decente, in quella città?
E dire che, per tutto il resto, mi sembrava di essere passata dalle stalle alle stelle.
L'università statale dove avevo studiato e dove stavo svolgendo la mia ricerca per la tesi di dottorato era totalemente diversa.
E io che mi ero sentita spaesata quando mi avevano chiamato a Capomazda.
Del resto, pensai, il mio stupore era ben fondato poichè raramente le università cattoliche affrontavano temi come quelli in cui ero specializzata.
Ma la mia professoressa mi aveva spinto ad accettare la collaborazione e io ero partita di buona lena.
Infondo, lasciare casa mia mi avrebbe fatto soltanto bene, vista la situazione.
Posai il foglio e finii il caffè in un sorso.
Non avevo intenzione di pensare ai miei problemi personali in quel momento.
Dovevo concentrarmi, dovevo essere lucida e reattiva.
Il trillo del telefono mi fece sobbalzare. Non risposi, attendendo che qualche impiegata lo facesse al posto mio.
Poi mi resi conto che era ancora la pausa pranzo, e nel dipartimento non c'ero che io.
"..Pronto, dipartimento di Antichità classiche, sezione mitologia e religione.." dissi nel mio capomazdese poco brillante, alzando gli occhi al cielo "...no, non c'è.. dovrebbe richiamare più tardi..A lei, arrivederci..".
Riagganciai, scuotendo la testa.
Infondo, non dovevo lamentarmi delle piccole incombenze come quella: nella mia università non avevo nemmeno una scrivania tutta mia, con tanto di vista sulla città e macchinetta del caffè (per quanto penoso) a portata di mano.
Lì, le cose erano diverse.
Infondo, pensai, avevano bisogno di me e delle mie ricerche.
Tornai a concentrarmi sugli appunti che tenevo in mano, quando sentii il mio smartphone vibrare vigorosamente.
"..Che c'è adesso.." sussurrai, prendendolo tra le mani. Un sorriso nostalgico mi si piazzò sul viso.
L'allenamento di quella sera era stato anticipato.
Già, peccato che io mi trovavo a centinaia di chilometri da casa. Evidentemente il mio maestro aveva mandato un messaggio collettivo, includendo anche me. Risposi.

Magari! Volerei lì se potessi. Mi mancate tutti. Buona serata, saluti da Capomazda.

Pensai per un momento a quanto mi mancasse combattere. Certo, da quando ero arrivata andavo regolarmente in palestra per evitare di perdere tutti i progressi che avevo fatto nell'anno precedente, ma non era affatto la stessa cosa.
Sospirai, mi ero disratta di nuovo.
Guardai l'ora e per poco non saltai sulla sedia: era tardissimo.
E io che pensavo di avere anche il tempo di esaminare quell'antico codice che mi avevano lasciato sulla scrivania.
Decisamente, l'avrei fatto in serata.
Raccolsi tutte le mie cose e mi diressi nell'ala dell'università in cui si trovavano le aule.
Seguii i corridoi con cui non avevo molta familiarità, e mi feci guidare dai cartelli per raggiungere l'aula che cercavo.
Percorrendo il grande corridoio dell'ala est, mi imbattei in una bella locandina, che invitava gli studenti al seminario di filologia capomazdese.
Normalmente non mi sarei interessata di tali questioni, ma sapevo che la dottoressa Morin doveva tenere un intervento in un seminario di quel tipo.
Non mi sbagliavo, infatti, il suo nome era indicato tra gli oratori.
Più tardi le avrei chiesto come fosse andato.
Da quando ero arrivata a Capomazda, lei era sempre stata gentile e disponibile con me, e mi era stata subito simpatica.
Del resto i nostri studi, seppur in contesti diversi, non erano poi così distanti.
Finalmente trovai l'aula, in perfetto orario.
Trassi un profondo respiro prima di entrare.
Nel varcare la soglia, lanciai uno sguardo agli studenti che riempivano l'aula.
Possibile che siano così tanti? E' così seguito questo corso? Aiuto..
Raggiunsi la cattedra e vi posai sopra la borsa.
Per un momento rimasi con la testa bassa, dovevo prendere gli appunti, sistemare la chiavetta nel computer per proiettare la presentazione che avevo preparato, ma più che altro ero terrorizzata.
Era la prima volta che tenevo una lezione da sola, e soprattutto in una lingua che non era la mia.
Tuttavia, dovevo parlare dell'argomento della mia tesi di laurea, e questo facilitava non poco le cose.
"..Buongiorno a tutti.." dissi poi, con convinzione, quando l'orario di inizio scoccò, implacabile.
"..Come avrete saputo, oggi il professore non ha potuto esserci e ha chiesto a me di tenere questa lezione.. Immagino che non mi abbiate mai visto, sono la dottoressa Lester e collaboro con il dipartimento di Antichità Classiche..".
Vidi molte facce guardarsi intorno, perplessi.
"...no, tranquilli.. non ho sbagliato aula.. so che questo è il corso di Storia della guerra tra Capomazda e Sygma.. il professore mi ha invitato perchè ho studiato a lungo qualcosa che sicuramente voi non avete trattato..".
Un piccolo sorriso ironico mi incorniciò il volto.
Ci scommetto..
"..Dunque.." dissi distrattamente, facendo partire la presentazione elettronica "..Come potete notare il tema della nostra lezione sarà il seguente: "Tracce del culto di Morfeo a Sant'Agata di Gothia".. so che può sembrare impossibile, ma sono state trovate delle testimonianze di questo antico culto nella città contesa, proprio al tempo della conquista Sygmese della città.. data l'eccezionalità della questione, occorre capire bene con che cosa abbiamo a che fare... Mi auguro di riuscire a spiegarvi lo stato e l'orientamento degli studi in questo senso e, magari, di fornirvi qualche spunto per le vostre ricerche.." sorrisi "...Vi chiedo scusa per la mia pessima pronuncia, ma sono qui da poco..".
Iniziai, quindi, la mia presentazione.
Parlai del ritrovamento del ciondolo contenente papavero essiccato e un lembo di pergamena.
Mostrai il suo "gemello" molto più antico.
Tradussi l'invocazione a Morfeo e condussi una veloce analisi paleografica della pergamena stessa in cui era contenuta, spiegai così il perché quella preghiera non poteva essere retrodata in un'epoca in cui il culto del dio era diffuso.
Parlai dell'inchiostro particolare, di quanto fosse pregiato e di come questo avesse fatto pensare che il ciondolo appartenesse ad un membro della nobiltà.
Ma anche di come il ritrovamento, da solo, non autorizzi a pensare che il culto fosse diffuso, ma che potrebbe trattarsi di un caso isolato, così come quel ritrovamento potrebbe essere il primo di molti, ma finché le ricerche non continueranno non si potrà delineare un quadro preciso.
"...Inutile dire.." dissi infine "...che stupisce trovare un reperto tale in un contesto come questo... E molti hanno tentato di trovate una spiegazione... Tuttavia, occorre tener conto di una cosa... Noi non sappiamo se questo ciondolo sia da inserire in un contesto capomazdese o sygmese, infatti, come ben saprete, le due potenze rivali si contesero la città di Sant'Agata di Gothia nel periodo in cui fu scritto questo amuleto... È scontato dire che le considerazioni su di esso cambiano radicalmente a seconda dell'ipotesi che si prende in considerazione... Le nostre, al momento, non sono che supposizioni e solo ulteriori ritrovamenti potranno far luce sulla questione...".
Respirai profondamente, mentre anche le sequenze della mia presentazione digitale si esaurivano. "...grazie dell'attenzione... Se avete domande o riflessioni da fare, chiedete pure..." osservando con sguardo benevolo gli studenti seduti davanti a me.
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