Poco dopo Altea si svegliò.
Trovò Josephine accanto al suo letto, su un divanetto, intenta a leggere un libro.
“Ben svegliata.” Disse accorgendosi del suo risveglio. “Julien è nel suo studio con un paziente. Ha detto che dopo questo appuntamento ci avrebbe accompagnate in facoltà.” Chiuse il libro. “Che strana cosa la psicoanalisi, non trovi? Parlare parlare... parlare fino a stare male, con l'intento di stare poi meglio... mi chiedo che senso ha rinvangare il passato se ormai è andato... mah...” ad un tratto si udirono dei rumori “... forse sarà finita la seduta... vieni, andiamo a vedere se Julien ora è libera...” e senza attendere altro, Josephine prese per mano Altea e la trascinò fino al pianterreno, davanti alla porta dello studio di Julien.
Ma da quella porta uscì qualcuno.
Doveva trattarsi del paziente.
Era uno strano ed inquietante individuo.
E appena uscito dallo studio si voltò verso le scale, come se avesse avvertito la presenza di Altea e di Josephine.
“Dovete stare attente, amiche mie...” fissandole con i suoi enigmatici occhi “... le strade sono piene di gente, ma solo per un funerale... e si dice che la morte non venga mai per un solo uomo...” restò a guardarle per un po' e poi rise.
Una risata agghiacciante, delirante con un che di visionario e sfuggente.
E andò via.
Un attimo dopo, Julien uscì dal suo studio.
Ma il volto di quell'inquietante uomo era ancora impresso nelle menti di Altea e di Josephine.