Capitolo VIII: Mondo perduto
“L'Amore utilizza in questo luogo le sue frecce d'oro, vi accende la lampada costante, e vi agita l'ali di porpora, qui regna e gioisce; non nel sorriso pagato delle meretrici, che è senza gioia e amore e tenerezza, soltanto un godimento del tutto occasionale; e nemmeno degli amori di corte, nelle danze miste, né in qualche stravagante spettacolo, ballo di mezzanotte o serenata rivolta dall'amante infreddolito alla bella sdegnosa, piuttosto meritevole di essere abbandonata con disprezzo.”
(John Milton, Paradiso Perduto, Libro IV)
Masan annuì e poi guardò Solder per un breve momento.
Anche la donna allora mostrò al professore un cenno di assenso.
“Si, saranno secoli che questo passaggio è precluso agli uomini...” rivolgendosi Masan a Clio “... andiamo...” prese una torcia elettrica e fece strada agli altri.
Scesero così in quella galleria e la percorsero per una distanza indefinita.
“Non è naturale...” guardandosi intorno Solder “... è stata scavata nel cuore di queste rocce... ma perchè? Deve per forza nascondere qualcosa... un tesoro!”
“L'iscrizione” mormorò Masan “non parlava di un tesoro... ma sembrava accennare invece ad un luogo...”
“Sciocchezze!” Lo zittì Solder. “E' ovvio che questa galleria conduce ad un tesoro! Un tesoro inestimabile!”
Masan non rispose nulla alla donna e proseguì.
Ad un tratto la temperatura scese sensibilmente.
“Comincia a fare freddo...” fece Masan.
“Io non lo sento!” Esclamò Solder.
All'improvviso alcuni operai si fermarono di colpo.
“Cosa c'è?” Fissandoli la dottoressa.
“Non vogliono proseguire...” spiegò un altro di quelli “... dicono che stiamo scendendo nell'Oltretomba... e le nostre anime resteranno imprigionate qui per sempre...”
“Che idiozie!” Con disprezzo Solder. “Avanti, sciocchi ignoranti!” Gridò agli operai. “Siete stati pagati, cani rognosi!”
Ma quelli apparivano irremovibili.
La donna allora estrasse dalla sua borsa una pistola.
“Vi abbiamo pagati!” Puntandola contro di loro. “E chi non proseguirà davvero troverà qui sotto il Regno dei Morti!”
“Si calmi!” Gridò Masan. “Metta via quella pistola!” Avvicinandosi poi a lei. “Non faccia sciocchezze!” Abbassò l'arma che lei impugnava. “Non possiamo obbligarli a seguirci. Chi non vuol proseguire, allora tornerà indietro.”
“Ma potrebbe esserci da scavare più avanti!” Urlò Solder. “Chi scaverà? Lei e la sua amica dell'università?” Indicando Clio.
“Li guardi...” fissandola Masan “... questi uomini sono spaventati a morte. Non potrebbero esserci di nessun aiuto.” Si voltò verso gli operai. “Chi non vuol proseguire, è libero di tornare indietro.”
Quelli allora non persero altro tempo e tornarono indietro.
Restarono così solo Clio, Masan, Solder e Wako, l'unico operaio che aveva scelto di restare con loro e proseguire.
“Bene, direi che possiamo continuare...” guardandoli Masan, per poi riprendere il cammino in quella galleria.
Ma poco dopo, mentre il professore cercava di rendersi conto del tempo trascorso la sotto, si accorse di una cosa strana.
“Che strano...” guardando il suo orologio “... è fermo... il mio orologio si è fermato...”
E anche gli altri si accorsero della medesima cosa sui loro orologi.
Poi le torce elettriche cominciarono a spegnersi una dopo l'altra.
“Cosa succede?” Perplessa Solder.
“Forse qui sotto” spiegò Masan “deve esserci una sorta di campo magnetico negativo o qualcosa del genere...”
Intanto, i quattro, erano avvolti da una fitta oscurità.
E l'ultima immagine impressa nella mente di Clio era quello scenario che perdeva pian piano forma e luce.