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Vecchio 03-06-2013, 23.27.04   #1371
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Annuii a Masan e lo seguii in quella galleria.
Passo dopo passo, pensavo all'iscrizione.
Anche se non avevo espresso il mio parere, sapevo che Masan aveva ragione: si parlava di un luogo non di un tesoro.
Eppure doveva essere un luogo molto particolare.
Mi tornò alla mente un libro letto anni addietro per un esame di medievistica, parlava di un Giardino e di una Rosa. Quello era un poema allegorico, certo, ma non mi sembrava poi così diverso. Anche qui, infondo, avevamo un Fiore e un Giardino, sebbene i significati cambiassero radicalmente.
E forse la dottoressa che mi stava così simpatica non aveva completamente torto, magari nel Giardino era nascosto un tesoro inestimabile, anche se avevo i miei dubbi sul fatto che potesse essere in monete sonanti o simili.
Guardai perplessa Masan, quando si accorse di avere molto freddo.
Scossi la testa.
"Io sto bene, mi spiace.. ma non faccio testo.. sono molto calorosa.." dissi, osservando gli operai che rabbrividivano.
Ma era soltanto il freddo a farli tremare?
Sbarrai gli occhi quando Solder prima rimproverò gli operai, poi li minacciò con la pistola.
Una pistola?
Perchè mai un'archeologa dovrebbe avere una pistola? Cosa si aspettava di trovare?
Restai immobile e guardai di sfuggita Masan abbassare l'arma.
Vidi il disappunto con cui trattò la donna ma anche la calma con cui reagì alla vista della pistola. Sapeva perfettamente che la sua collega era armata, lo sapeva e non aveva niente da ridire, anzi, per quanto ne sapevo poteva essere armato anche lui.
D'un tratto, non mi sentii più in colpa per quello schiaffo.
In che razza di guaio ti sei cacciata, Clio?
Sospirai. Chiusi gli occhi per un momento, poi li alzai verso il soffitto, in una preghiera silenziosa.
Non dissi una parola, mi limitai a restare al mio posto, segno che non avevo intenzione di tornare indietro.
Mi feci dare da un operaio lo zaino e la pala.
Si, cara dottoressa.. scaverò io se ci sarà bisogno..
Non sapevo da quanto tempo stavamo camminando. Vidi Masan che tentava di tenere il conto, ma il suo orologio si era fermato, così come quello di Solder e dell'operaio.
Io non lo portavo, ma il mio smartphone era fuori-uso da molto tempo. Non che mi aspettassi di veder funzionare quell'apparecchietto sottoterra.
Poi, si spensero anche le torce.
"Non c'è che dire.. sembra davvero l'entrata dell'Averno.." dissi, vagamente divertita.
Non che lo fossi davvero, ma avevo sviluppato una sorta di patina attorno a me, che mi proteggeva da qualsiasi terrore.
Basta terrore, ne avevo abbastanza.
Al massimo, ci rincontreremo..
Come mi aveva chiamata il fantasma alla festa? Ah, si: incosciente o cinica. Io avevo deviato il discorso ma, infondo, forse aveva ragione.
Perchè, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento era il tono della voce di Solder. Dovevo ammettere che sapeva nascondere molto bene la preoccupazione.
Sorrisi.
Clio, sii seria per una volta.. forza..
Alzai gli occhi al cielo e iniziai a pensare.
Mi appoggiai al muro, in modo da riuscire a mantenere l'equilibrio.
"Serve una torcia, una torcia vera.. non le nostre elettriche.. non possiamo procedere al buio, potrebbero esserci delle buche, o peggio..".
Mi chinai e tentai di esaminare il contenuto dello zaino a tastoni.
A prima vista, nulla che potesse servirmi.
Poi, mi venne un'idea e ringraziai di cuore l'operaio di cui non sapevo nemmeno il nome.
Presi la pala, della corda, quella che doveva essere una maglietta di ricambio.
Eppure mancava qualcosa: l'olio. Per poco non scoppiai a ridere, mentre tiravo fuori dalla borsa la boccetta di olio di semi di lino che continuavo a dimenticare di mettere a posto. Beh, magari non sarà servito per il suo scopo originario, ma pregai che fosse utile.
Cercai, in qualche modo, di costruire una torcia rudimentale.
Si sarebbe accesa?
Estrassi l'accendino zippo con due iniziali incise da una tasca della borsa chiusa con una cerniera.
Mi si strinse il cuore.
Perdonami, so che ho promesso che non l'avrei mai usato.. ma.. non posso.. perdonami, ti prego..
Una lacrima invisibile mi percorse, rapida e silenziosa, la guancia.
Quando accesi la torcia era già sparita.
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