Cittadino di Camelot
Registrazione: 28-07-2011
Messaggi: 203
|
"Buongiorno, Matilde!" Accolsi la donna sorridendo "ha dormito bene? Oh, non badi alla mia stanza, me ne occuperò io più tardi.."
La seguii per le scale. "Sa, mi sono alzata all'alba stamane ed ho passeggiato nel frutteto, c'è tanta frutta matura.. se ne potrebbero fare marmellate, o pesche sciroppate.." mi guardavo ancora intorno in quell'ambiente tutto nuovo e tutto da scoprire, " ed ho anche visitato la piccola aia in fondo, quella ai confini con l'altra proprietà, sa dirmi chi sono i nostri vicini? Sembrano brave persone."
Lei mi ascoltava e mi rispondeva amabilmente e pazientemente, quasi come se a parlarle fosse una bambina eccitata. Forse lo ero.
"Sapesse, ho indossato quei grossi stivaloni di gomma che ho trovato nel box per gli attrezzi da giardino, ho seguito le galline fino al pollaio e lì ho raccolto quattro uova freschissime, desidero subito preparare uno zabaione per mio padre."
Intanto stavamo attraversando il salone.."le piace lo zabaione, Matilde?" Le domandai "Ovviamente.. avrei piacere che sedesse a tavola con noi per la colazione, vedrà, la sorprenderà preparato alla francese."
La donna mi guardava incuriosita.. "Sa che anche i vicini mi guardavano così? Proprio come sta facendo lei..Sì, due anziani signori affacciati al loro balcone che si stupivano a vedermi rincorrere la chioccia, dovevo essere davvero buffa con quella clamide immacolata, la vestaglia con tutti quei volants smossi dall'aria, slacciata e svolazzante, e quei grossissimi stivali da campagna ai piedi."
La donna rise.
"Potrei domandarle una gentilezza, Matilde? Una cortesia da parte sua.. mi aiuterebbe a preparare dei dolci da distribuire a tutti i vicini? Per presentarci e dimostrarci con loro amichevoli, non credo che mio padra abbia ancora avuto il tempo di intraprendere rapporti e socializzare con loro, pertanto, vorrei pensarci io, dunque..e vorrei conoscere tutti loro, anche chi vive ai confini della stradina.. crede di potermi sostenere? Ovviamente, nel rispetto dei suoi impagni.."
Intanto l'avevo seguita in cucina, stavo già preparando il bagnomaria per lo zabaione quando mio padre ci raggiunse.
"Buongiorno, come va con quella spalla? Deve essere l'umidità di questi giorni.." Lo salutai e gli sorrisi.
Indossava ancora la sua giacca da camera di un bordeaux molto elegante e dal collo di raso. Sul taschino spiccavano due viole ricamate tono su tono e sotto le sue iniziali.
Era stato un dono della mamma, era solito indossare quella giacca, stringersi in essa e tenersi caldo, nonostante fosse molto usurata.
Mi intenerii a guardarlo.
Così gli andai incontro e silenziosamente gli adagiai nel taschino una camelia, lasciandola appena traboccante, ne avevo colte alcune per adiagiarle nel piattino del pane come segnaposto per ciascuno.
Avevo apparecchiato anche per Matilde.
Qualche minuto dopo, infatti, sedevamo a tavola in una grande sala da pranzo, lo zabaione caldo e aromatizzato di vaniglia inondava l'ambiente di profumi antichi ed avvolgenti.
Avevo disposto al centro della tavola il mazzolino di rose portato con me dal viaggio, era ancora fresco, e dei tralci di ederina si calavano dal vaso, sinuosi, fino ad avvolgere i calici. Le frittelle preparate da Matilde conferivano opulenza ma anche un tocco di familiarità a tutto il resto. Si respirava accoglienza, semplicità e.. dolcezza.
Lasciai che mio padre ultimasse la sua colazione, e quando fu in piedi lo raggiunsi.
"Aiuterò Matilde a sparecchiare, poi.."guardando alla porta che dava sul salone "le domanderò di riporre quei due ritratti in soffitta, o in cantina.. non desidero che stiano lì, non occorre che occupino più un posto di rilievo in questa casa."
Varcai la soglia e, servendomi di una sedia li raggiunsi e li staccai dalla parete, mio padre mi guardava, tuttavia non mi fermò.
Ne fui lieta e rasserenata.
"Noi, fortunatamente, non siamo imparentati con l'arciduca, e non discendiamo neppure da questi luoghi.. noi apparteniamo al mare.. alla costiera.. sì, alle meravigliose costiere della penisola che separa i due golfi, pertanto.. quei ritratti per me non sono altro che due quadri che ritraggono due nobili a noi sconosciuti, null'altro.."
Mio padre mi guardò serio, forse anche con severità.
Mi accorsi per un momento che 'stavo dettando legge'. Mi sorpresi. E compresi che non fosse necessario, dato che non sarei rimasta in quella casa per sempre, anzi, presto sarei stata richiamata lì dove ero attesa, dove mi sentivo più completa nei miei panni di donna.
Anche se mio padre non voleva accettare che fossi una donna già da un po'.
Tanto meno quella semplicità che avevo scelto come filo conduttore della mia vita.
Forse, i genitori non lo accettano mai, credendo e ritenerdo i figli sempre piccoli e desiderando il meglio per loro.
Non era da biasimare per questo.
"E poi.." ripresi.." quel posto.. il posto sulla parete dell'ambiente più importante e più vissuto della casa spetta a voi, papà, ora siete voi il re di questa casa.."
Accennò un sorriso tra il tenero ed il compiaciuto.. "Conoscete il proverbio.." aggiunsi " ..a casa sua ciascuno è re.. "
Attesi in silenzio, infine conclusi: "Ci starà benissimo il ritratto di famiglia a sovrastare questa parete, quello che fu commissionato per l'anniversario con la mamma, quello in cui ci siamo tutti.." il tono della voce si smorzò piano.."tutti.." andando spegnendosi in un sussurro, con quella dolce malinconia che dagli occhi scivola sul cuore..
Qualche istante di silenzio ancora, poi, lo vidi protendersi verso di me.. "Ve lo impedisco, sapete.." dissi con gli occhi lucidi e accennando un sorriso per sdrammatizzare.."Vi impedisco di abbracciarmi, adesso, o.. oppure.. finirà che scoppio in lacrime e vi renderò responsabile.."
Ero schiva, sempre restia alle effusioni, e rifuggivo sovente le manifestazioni d'affetto.
Il ricordo della mamma, del resto, ancora ci rattristava.. ancora.. dopo tanti anni.. e ci univa sempre più.
Allora compresi che mio padre cercasse quell'abbraccio molto più di me, e mi lasciai andare, stringendolo forte forte a me.
Affidai i ritratti alle mani ed alle decisioni di Matilde, ella li avrebbe riposti dove meglio credesse.
Mio padre si accomiatò da me visibilmente sereno.
Sparecchiai da sola, così,con alcuni pensieri che affioravano senza che cercassi in alcun modo di sfuggire loro.
Non mi turbavano, tutt' altro.. mi sfioravano dolcemente.
Alla fine raggiunsi l'ingresso, mi curai di prelevare un cappellino che tenesse i capelli raccolti e in ordine, presi il cappottino di lana tweed e me lo poggiai sul braccio, ed attesi che mio padre fosse pronto, ammirandolo aggiustarsi l'uniforme davanti allo specchio.
Non sapevo se saremmo stati raggiunti da una macchina o mio padre avesse preferito prendere un'auto per sè, lo avrei accompagnato comunque per un po' fino al più vicino emporio dove avrei reperito il necessario destinato alla preparazione dei dolci per i vicini.
Mi accostai alla finestra, scostai appena con le dita la tendina, pioveva di nuovo.
Pioveva come al mio arrivo, e i toni del mattino prendevano a smorzarsi proprio come il sole nel dolce tintinnio dell'acqua sulle foglie del giardino, mentre le piccole e trasparenti gocce sul vetro luccicavano e mi impensierivano, generando in me sensazioni fluttuanti tra l'essere incantata e desolata.
Ultima modifica di Chantal : 04-06-2013 alle ore 19.25.22.
|