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Vecchio 04-06-2013, 12.20.34   #1378
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Dapprima fu solo una piccola scintilla ma poi, con mio grande sollievo, la torcia si accese e illuminò la piccola galleria.
La diedi a Masan con un cenno di assenso, e lo seguii.
Dopo qualche passo, di colpo, mi fermai.
Uno sparo.

"Non ti muovere, ragazzina..".
Una voce aspra e tagliente alle mie spalle.
Mi si gelò il sangue nelle vene, potevo sentire l'acciaio freddo contro la mia nuca.
"La borsa.." grugnì l'uomo.
Chiusi gli occhi, cercando di restare calma, di concentrarmi sul mio respiro.
Ma non ci riuscii, la paura ed il terrore si erano impossessati di me.
Ero come paralizzata.
"Ho detto.. la borsa.." ripetè, premendo con forza la pistola contro la mia tempia.
Possibile che nessuno si accorgesse di nulla?
Lentamente, riuscii a sfilarmi la borsa dal braccio, lui la afferrò con forza.
Chinai il capo, sperando che se ne andasse.
Ma non lo fece.
"E quella?" disse sfiorando con la pistola la mia catenina d'oro "Dammela, avanti..".
Sbarrai gli occhi: non potevo permetterlo.
Tenevo a quella catenina enormemente, ma sapevo bene di non avere scelta.
Portai le mani al collo e feci scorrere il sottile filo d'oro finchè non mi ritrovai tra le mani il fermaglio.
Lo slacciai, tra le lacrime.
"Lasciala stare.." urlò qualcuno che sembrava essere molto vicino.
"Mi hai sentito, bastardo? Lasciala stare!".
Non seppi mai che cosa accadde realmente.
Mi ritrovai a terra, spinta dall'uomo che mi aveva rapinato, incapace di muovermi, tremante.
Li sentii lottare.
Poi, uno sparo.
Subito pensai che mi avesse colpita, ma erano soltanto il terrore e l'angoscia a tenermi inchiodata a terra.
Vidi l'uomo raccogliere la borsa e fuggire via.
Avrei voluto alzarmi, inseguirlo, avrei voluto urlare, piangere gridare.
E invece restai immobile, paralizzata.
Ciò che mi destò da quello stato fu un grido, un grido disperato.
Era una donna, ma era dietro di me e io non potevo vedere il suo volto.
Dopo lo sparo, e soprattutto dopo la fuga del malvivente, molta gente si era avvicinata, ed ora osservava la scena, inorridita.
Dovevo alzarmi, sapevo di doverlo fare.
Non ero ferita, perchè non riuscivo a muovermi?
"Stai bene, piccola?" disse una voce gentile di donna "è finita, tranquilla.. va tutto bene..".
Il suono di quella voce era così rassicurante che riuscii ad alzare lo sguardo per guardarla.
Era una signora di mezza età, con un profumo molto dolce ed un rossetto troppo rosso, ma con degli occhi che ispiravano fiducia.
"Ce la fai ad alzarti?" disse dolcemente.
Anuii, in qualche modo.
Lei e un'altra signora mi rimisero in piedi.
Fu allora che lo vidi.
Il ragazzo che mi aveva difeso se ne stava lì, disteso a terra, in una pozza di sangue.
Si chiamava Mark.


Sobbalzai, per la sorpresa, ma restai impassibile.
Masan si voltò di scatto e, per un momento, potei osservare i suoi occhi da vicino, alla luce della torcia. Notai che avevano una luce davvero particolare.
Andiamo… ti sembra il momento di pensare a sciocchezze del genere, Clio?
Poi, mi voltai verso Solder.
Lanciai una rapida occhiata all'operaio, e recitai in silenzio un'antica preghiera per la sua anima.
Come si fa a morire così?
Guardai Solder negli occhi, senza tradire alcuna emozione, e abbassai lo sguardo quando rimproverò Masan.
Davvero era cambiato? Non osavo immaginare come fosse prima.
Mi rimisi in marcia, in silenzio.
Non potevo non pensare a quello che aveva detto: la missione, la responsabilità del fallimento.
Cosa c'era sotto quegli scavi?
Era ormai ovvio che la ricerca non ne era il fulcro. Ci doveva essere qualcos'altro. Ma non mi sembrò utile fare domande.
Io, infondo, ero soltanto una consulente, non avevo responsabilità.
Almeno così credevo.

Ultima modifica di Clio : 04-06-2013 alle ore 12.26.14.
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