Mi avvicinai a mia volta al computer e rimasi in piedi mezzo passo dietro Guisgard, mentre leggeva...
Chanty...
era la prima volta che udivo pronunciare quel nome, eppure esso non suonava alle mie orecchie completamente sconosciuto...
era una curiosa sensazione, una sensazione che non sapevo spiegarmi bene...
e per quanto questo mi seccasse, non potevo fare a meno di pensare ai miei sogni... a quei sogni che avevano perseguitato ogni mia singola notte nell’ultimo anno e mezzo, quei sogni che mi avevano tormentata così spesso dopo le ricerche per l’uscita dell’ultimo romanzo... quei sogni che mi avevano tormentata fino a piegarmi e a costringermi a rivolgermi ad un medico...
“Ho sognato di un luogo...” mormorai.
Il sole, ormai basso sull’orizzonte, entrava dalla finestra spargendo ovunque una luce aranciata ed investendo completamente il cavaliere, in piedi davanti ad essa...
lui non si mosse...
io seguii con lo sguardo la sagoma della sua lunga ombra, che giungeva fino a me, finché non giunsi a guardare lui, mi dava le spalle...
“Ho sognato di un luogo particolare...” ripetei “Un regno in lotta... ed un giardino in pace... e un fiore... un fiore dai colori e dal profumo speciali...”
Finalmente lui si voltò e mi osservò con quei suoi incredibili occhi azzurri...
“Di che luogo si tratta, altezza?” chiese.
“Non lo so...”
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Continua poi con nozioni storiche poco importanti...” mormorò lui “... quindi questa Chanty altro non è che una versione romanzata di Sygma... come il Catai lo era per la Cina... lei però è di Sygma... ha mai sentito il nome di Chanty? Anche qualcosa di simile?” Scosse il capo. “E poi perchè tracciare la via per un regno immaginario? Mio zio non era certo uno che fantasticava... anzi. E questa lettera invece sembra molto reale... non certo uscita da un brano di antologia o da un romanzo fantasy... continua a credere che tutto ciò non sia assurdo?” Fissando Talia.
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Rimasi in silenzio per un lungo momento, ricambiando quello sguardo...
il ricordo di quel sogno, uno dei tanti, mi aveva attraversato la mente alla velocità della luce ed era poi svanito, lasciando dietro di sé solo una vaga inquietudine...
“No, io...” mormorai poi “Io non ho mai sentito quel nome, prima... mai...”
La mia voce era lieve... vagamente lontana, persa tra mille e più pensieri...
pensieri tra i quali rimasi per un lungo momento, prima di tornare lì.
“Forse...” dissi allora “Sa, forse non importa cosa credo... forse, se la sua intenzione è quella di perseguire questa strada, ciò che conta davvero è capire cosa suo zio stava cercando di dirle... capire dove vuole portarla e perché. Lei dice che non era un uomo da seguire miraggi e fantasie, ed io le credo... ma allora... allora dove conducono le indicazioni che le ha lasciato?”
Esitai... ma i miei occhi non lasciarono i suoi neanche per un istante...
“E se... se provassimo a seguirle, quelle indicazioni?” mormorai.