Così, Clio e Masan uscirono per la loro passeggiata.
Fisyem era già vivacemente animata da ogni sorta di umanità, con i suoi mercanti abbigliati con stoffe veneziane, giubbe pisane e baschi di Provenza.
Poi gli artigiani fuori dalle loro botteghe, con merci e manufatti di alta qualità e pregevolissima fattura.
E ancora, saltimbanchi nelle piazzette, insieme a giocolieri, musici, animali ammaestrati e numeri da circo.
Ma più di tutto, a movimentare le strade e le piazze della capitale, c'erano i giovani Rossi.
Con i loro motti goliardici, licenziosi, con cui prendevano in giro i vescovi, gli abati, i monaci. E lo loro filastrocche in rima baciata, con le quali schernivano i privilegi dei nobili e le loro tradizioni.
Attaccavano ogni cosa: l'ordine costituito, la Religione e gli usi del posto.
Sbeffeggiavano il matrimonio, la fedeltà coniugale e inneggiavano all'amore libero.
Brindavano alle moglie altrui e ai mariti traditi.
“Fondamentalmente” disse Masan a Clio mentre passeggiavano “sono un uomo che vive e lascia vivere. Tuttavia non credo che questa” indicando quelle scene “sia la vera libertà. Ogni cosa ha bisogno di regole, se giuste e rette, altrimenti vi è solo caos e disordine.” Guardava quei giovani. “Non credo sia questa la civiltà. Non conosco la storia di questo luogo, ma credo che sia colpa del re... un detto cinese afferma... se il principe è virtuoso, non vi è allora suddito che non lo sia...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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