Il piccolo drappello, appena dal castello si udì quel corno come risposta, riprese il suo cammino.
“Nobile...” disse Yrko di Bumin a quella domanda di Altea “... le mie virtù e le mie qualità non dipendono dal lignaggio o dal sangue blu...” e sputò a terra “... ciò che sono lo devo solo al mio valore ed al mio animo... sono il comandante militare del partito dei Rossi... il braccio armato della rivoluzione, il flagello dei nobili ed il terrore dei chierici.”
Poco dopo arrivarono al maniero.
Vi trovarono diverse persone e ovunque dominava una strana atmosfera.
“Che succede?” Chiese Yrko ad uno degli uomini di guardia.
“Signore...” rispose la sentinella “... la festa che voi avete consentito qui al castello è stata interrotta dall'arrivo di messer Giacomo il Nero.”
Yrko fece una strana smorfia.
“Va bene...” annuì “... Rukos!” Chiamando uno dei suoi. “Conduci i miei ospiti in una delle stanze per gli ospiti.” Si voltò verso Altea e Daiz. “Seguite il mio servo... egli vi sistemerà in un buon alloggio.”
Così, Rukos, accompagnò i due ospiti in una stanza del maniero.
“Ma chi diavolo è Yrko di Bumin?” Rivolgendosi l'investigatore ad Altea appena rimasti soli nella loro stanza. “E perchè ci ha condotti qui? Beh, il mio stratagemma ha funzionato almeno... ci ha creduti davvero marito e moglie.” E si affacciò dalla finestra che dava sulla meravigliosa valle che avvolgeva il castello.