“Allora...” disse Giacomo guardando i giovani del salone “... allora, chi è stato colui che ha aperto le porte di questa stanza?”
Tutti allora fissarono il ragazzo colpevole, spintonandolo poi davanti al Nero.
“Sei stato tu?” Fissandolo questi.
“Si, messere...”
“E sempre tu hai avuto la brillante idea di voler rovinare questi ritratti?”
“Si, messere...” rispose il ragazzo col capo chino.
Giacomo lo guardò senza dire altro.
“Dopotutto” prendendo coraggio il ragazzo “era un tiranno, no? E sua madre una sgualdrina! Si, avevo una gran voglia di distruggere quei ritratti!”
Giacomo allora lo schiaffeggiò con forza e più volte davanti a tutti.
“Anche tua madre è una sgualdrina” fece il Nero “eppure nessuno si sogna di sfregiarle il viso... anche perchè per una prostituta è importante aver un viso piacevole.”
“Perchè difendete il tiranno e la sua...”
Ma Giacomo lo zittì schiaffeggiandolo ancora.
“Sono io che faccio le domande, idiota.” Con tono fermo lui.
“Se avessi una spada” in lacrime il ragazzo “difenderei l'onore di mia madre...”
“Neanche se avessi mille spada potresti, cane...” con disprezzo Giacomo “... perchè l'onore di una prostituta non può essere difeso.”
“Vigliacco...” con rabbia il ragazzo.
Giacomo allora tolse la spada ad uno dei suoi e la gettò ai piedi del ragazzo.
“Impugnala...” ordinò “... morirai con la spada in mano.” E cominciò a mettersi i guanti.
Il ragazzo la raccolse e con rabbia si lanciò sul Nero.
Questi però evitò il suo affondo, senza estrarre la sua spada.
Il ragazzo lo aggredì ancora, senza riuscirlo a colpire però.
“La tua sfortuna” mormorò Giacomo “è che fra tutti coloro che si unirono a tua madre non vi era nessuno in grado di impugnare un'arma.”
“Maledetto!” Attaccandolo quel ragazzo.
Ma all'ennesimo affondo, il Nero lo bloccò e lo infilzò con la stessa spada che il ragazzo impugnava.
“Non avrai creduto di vedermi estrarre la spada per un figlio di cagna come te, vero?” E lo lasciò cadere morto a terra.
Tutto questo sotto gli occhi di Clio e di Masan.
Guardò poi tutti gli altri.
“Ora andatevene, la vostra stupida festa è finita.” Sentenziò.
In quel momento si udì il suono di un corno.
“Messer Yrko di Bumin è tornato.” Disse uno degli uomini a Giacomo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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