Le mie poche parole in inglese sortirono l’effetto voluto... la vidi stupirsi di sentirmi parlare in quella lingua... e tuttavia fui io a stupirmi ancora di più, per ciò che disse in seguito...
Citazione:
Originalmente inviato da Clio
"Semplice.." dissi poi, pensando alle ultime parole che mi erano state rivolte "..sono inglese.." sorrisi alla donna, e la guardai negli occhi per un momento "..Nata e cresciuta.. nel Regno Unito..".
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Nel...
nel
Regno Unito?
La fissai...
Nel Regno Unito...
ma allora... allora quella ragazza veniva da...
no, non era possibile...
eppure... eppure, se io e Guisgard lo avevamo fatto, perché non poteva essere capitato anche a qualcun altro?
Ma come... come era arrivata lì?
E come capire cosa sapeva?
Esitai...
e tuttavia un istante dopo accadde qualcosa che attrasse tutta la mia attenzione...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
Nel padiglione era appena entrato qualcuno.
Erano degli uomini con abiti che ne tradivano in modo chiaro l'identità.
“Voi...” disse a quelli Ippio “... cosa fate qui? Questa contrada è fedele al re!”
“Calmati...” con voce bassa Giacomo il Nero “... lo siamo tutti qui... siamo tutti fedeli al principe... e per questo siamo qua... Sua Maestà verrà con noi al Palazzo Reale, dove riceverà cure e potrà riposarsi.” E diede ordine ai suoi di portare con loro il principe ferito.
“Non potete!” Disse Carlo. “E' ferito e non può muoversi! Lo sapete bene!”
“Ho avuto questi ordini.” Fissandolo il Nero. “Procedete.” Rivolgendosi ai suoi.
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Citazione:
Originalmente inviato da Clio
"La ferita di Sua Maestà è grave, e trasportarlo è pericolosissimo.." dissi ad alta voce, guardando Giacomo il Nero "…Ma se intendete portarlo via con la forza, credo che sarebbe meglio se fossero i suoi uomini ad accompagnarlo al Palazzo Reale, un re non si muove senza una scorta fedele.. o sbaglio?" dissi lanciando uno sguardo eloquente a Ippio.
Mi resi conto di aver parlato davanti a tutti, ad alta voce, io, una semplice fanciulla. "Se mi permetto di parlare al vostro cospetto, miei signori, è solo perchè ho veduto la ferita e voi invece no.." dissi con un leggero inchino.
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Ero rimasta per un istante in disparte...
sembravano tutti tesi, agitati...
Carlo, la ragazza inglese, i contradaioli della Pantera...
e allora i miei occhi si spostarono sugli uomini tracotanti appena entrati nel padiglione...
li fissai in silenzio per qualche momento...
non li conoscevo, ma avevano detto di voler portare via Guisgard... e questo, considerando la preoccupazione di tutti, era più che sufficiente per me...
Mi alzai, quindi, dal capezzale di Guisgard, e feci qualche passo avanti, parandomi tra lui e loro...
“Infatti, miei signori... come vi è già stato giustamente detto, Sua Altezza non può muoversi. E, oltretutto, voi di certo non avrete in animo di portarlo via così: presentandovi qui senza una portantina, una barella... vi informo che è purtroppo ferito, qualora non ne siate stati informati!”
Avevo parlato con la voce alta, fredda, distante e vagamente sarcastica in quell’ultima notazione... non sapevo da dove mi fosse scaturito quel tono e quella sicurezza, eppure non vi era esitazione in me... se c’era una cosa che avevo imparato, nella mia vita, infatti, era che non mostrare di avere debolezze era l’unico modo per far credere agli altri che non ne avessi.
Li valutai solo per un istante...
“Avete parlato di ordini...” soggiunsi quindi, sempre con il medesimo tono “Potrei sapere chi è, di grazia, che vi ha dato quest’ordine?”