Ringraziai il cielo di avermi mandato quell'angelo di mio zio.
Era l'alba.
Mi lavai il candido viso con del sapone al latte d'asina.
Mi spazzolai e mi acconciai i capelli.

Indossai un abito rosso e nero.

Salutai mio padre.
Lo abbracciai, lo baciai sulla guancia e gli dissi: "Padre, vi voglio tanto bene. Starò bene vedrete. Vi renderò fiero di me".
Salutai anche la mia dolce nutrice.
Salì nella carrozza trainata da Dante (il mio destriero) e da cinque cavalli bianchi.
I bagagli erano stati fissati alla carrozza con delle funi.
Misi la spada di Clorinda accanto a me e quando partimmo salutai per l'ultima volta i miei cari.
Verso a metà viaggio chiesi: " Caro zio, ma è vero che nel vostro castello c'è un fantasma di una dama che si chiamava Angelica? E' vero che si suicidò per amore?".