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Vecchio 10-09-2013, 11.45.11   #120
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Era come tentare di scappare dal proprio destino.
Prima quei mercanti, che avevo cercato in tutti i modi di evitare e con cui mi ero ritrovata a fare un pezzo di strada, e ora quell'uomo: quante probabilità c'erano che, scappando per non farmi riconoscere, capitassi esattamente nella sua fucina?
Stentavo a crederci ma sapevo bene che nulla accade per caso.
Così, mi rassegnai e sorrisi all'uomo.
Mi aveva guardato negli occhi e non aveva mostrato di riconoscermi, come io non lo avevo fatto con lui, d'altronde.
Anuii alle sue parole "..Grazie, spero di non recarvi disturbo… ovviamente posso pagarvi l'ospitalità..".
Lo seguii così verso la casupola fatiscente, ripensando alla donna che avevo incontrato poco prima, probabilmente mi avrebbe presa per pazza, ma poco importava.
Cercai di ricordare un particolare, un momento in cui avevo parlato con quell'uomo, ma non riuscivo a trovarlo.
Probabilmente, pensai, anche lui non si ricordava di me.
Infondo, erano passati molti anni e io ero cresciuta da allora.
Tuttavia, nascondere la mia identità sarebbe stato difficile, portavo sempre al fianco la spada di mio padre, anche se camuffata, che lui ben conosceva.
Entrammo nella casupola e salutai la moglie di Massimo con un sorriso.
"Grazie dell'ospitalità… madama.." dissi, gentilmente.
Ma la mia mente era altrove.

La brezza del mare mi sfiorava il viso, portando con sé l'odore delle onde che si infrangevano ritmicamente sulla riva.
Davanti a me, il bosco delicato, colmo di sentieri nascosti, animali liberi e fiori colorati.
Lo attraversai in fretta, a malincuore: dovevamo rientrare il prima possibile.
Mi voltai verso mio fratello, e lui mi sorrise.
Cavalcavamo in silenzio, mentre, alle nostra sinistra, un sole rosso tramontava dietro l'alto monte.
Quando uscimmo dal boschetto, che segnava il limite del territorio privato del palazzo, ed era la riserva di caccia della mia famiglia e dei nostri ospiti, ci ritrovammo nel giardino vero e proprio.
Cercammo di evitare la parte centrale, con le fontane, i ninfei e le aiuole con fiori esotici e variopinti.
Costeggiammo il margine del bosco, lasciandoci il mare alle spalle, correndo incontro al tramonto.
Ci scambiammo uno sguardo d'intesa, se mio padre mi avesse vista vestita in quel modo, avrei passato dei guai seri.
Ma allenarsi in riva al mare era il nostro passatempo preferito.
La lezione di musica era decisamente più noiosa, e io non solo non possedevo talento musicale, ma ero proprio una frana.
"Ci vediamo a cena, Clio.." disse, mio fratello, voltando verso l'ingresso principale.
Lui poteva fare un ingresso trionfale, poteva andare dove voleva e fare ciò che voleva, quando nostro padre lo lasciava libero da impegni e doveri.
Lo salutai con un cenno e mi diressi verso le scuderie riservate agli ospiti, se fossi andata nelle nostre, mi avrebbero visto in troppi.
Qui, smontai e portai la cavalla al suo posto.
Ero intenta a toglierle le briglie, quando dei passi mi fecero sussultare.
Portai d'istinto la mano alla spada, senza però sguainarla.
Un uomo entrò e mi guardò con gli occhi sbarrati e stupiti.
"Oh, siete voi.." dissi, respirando di sollievo.
"Perdonate, milady, non intendevo spaventarvi… non credevo ci fosse qualcuno qui…" farfugliò Massimo.
Sapevo che mi aveva visto benissimo, ma non dovevo certo dare spiegazioni al maniscalco.
Sorrisi. "Già che siete qui, allora ne approfitto.. domani potreste dare un'occhiata ai ferri di Era, per favore?".
Massimo si inchinò rispettosamente "Naturalmente, milady.. posso farlo anche stasera stessa se avete bisogno di lei..".
Mi ero già avvicinata all'uscita, e mi voltai.
"Non è così urgente… domani andrà benissimo… andate a casa, ora… Buonasera".
"Buonasera a voi…" disse con un sorriso.
Lasciai le stalle e corsi, attraverso una piccola porticina, verso le mie stanze.
Tre ancelle mi vennero incontro "Siete arrivata finalmente…" eravamo in pena per voi…".
"Addirittura.." dissi, scuotendo la testa "..veloci, ho pochissimo tempo.. il bagno è già pronto?".
"Naturalmente.." disse una.
"Cosa desiderate indossare?" mi chiese l'altra.
"Stasera c'è il barone di Soamor con il figlio più giovane.. e la contessina Faser, con il conte Soster il suo promesso sposo.." la terza.
"Allora l'abito blu, quello con gli inserti in velluto.. e prepara lo zaffiro..".
A palazzo, in realtà, ogni sera era un ricevimento, più che una cena in famiglia.


Non rammentavo altro di quella sera, ma potevo facilmente immaginarlo. Una sontuosa cena, una pessima conversazione frivola con la contessina fresca di fidanzamento, sguardi d'intesa con mio fratello, impegnato ad intrattenere il giovane dei Soamor, un giorno uguale a mille altri.
Entrando nella semplicità di quella casa, nel vedere quella coppia di sposi che si apprestava a cenare insieme, mi sembrò di essere stata catapultata in un altro mondo.
Un tempo sapevo che non avrei mai potuto avere tutto quello, persino la cena era una faccenda diplomatica, e una volta sposata non sarebbe stato certo diverso, anzi, non avrei più potuto bighellonare durante il giorno e avrei avuto molte più responsabilità.
La cosa non mi era mai pesata, era mio preciso destino, e compito, scritto nel sangue che mi scorreva nelle vene.
Ero una Sartell, dopotutto, il dovere prima di ogni cosa, ci veniva ripetuto fin dalla culla.
Proprio questo i nostri nemici non riuscivano a sopportare: quel sangue che loro non potranno mai ottenere col denaro. L'unica cosa che possono fare, è eliminare tutti quelli che lo portano.
Ma col mio casato, non l'avrebbero avuta vinta tanto facilmente.
Avremmo fatto di tutto pur di non lasciare la nostra bella Crysa nelle loro mani, quell'isola era parte di noi, l'avremmo difesa e protetta fino all'ultimo istante.
Quella era l'unica vita che conoscevo.
Ma ora? Mi chiesi.
Ora che la mia vita era stata stravolta e sradicata, cosa mi riservava il futuro?
Sospirai, non era il tempo né il luogo per porsi una domanda simile.
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