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Vecchio 14-09-2013, 11.05.39   #233
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
"Non dirlo a me... sai quanto mi annoi durante gli eventi mondani.. però.." dissi, prendendo un pasticcino dal piatto, per poi guardarlo nuovamente "..è il mio primo ballo da semplice invitata.. sarà divertente.. non avrò tutti gli occhi addosso..".
Quando Roberto mi mostrò il libro che stava leggendo tesi la mano verso di lui "..fa vedere.." osservando titolo e autore "..ah, sì.. l'ho letto.." risi "..non guardarmi in quel modo, li ho letti tutti.. non sono così retrograda da leggere solo Cicerone e Tacito.. Devo sempre essere informata su tutto.. anche sulle nuove tendenze politiche..." E gli feci l'occhiolino.
Accettai di buon grado l'idea di giocare a scacchi, anche se, come al solito, fu Roberto a vincere.
Il pomeriggio e la cena furono davvero deliziosi, sembrava quasi che il tempo si fosse fermato, parlavamo di mille cose spaziando dai ricordi di momenti passati insieme, a nuove esperienze, a sogni, idee, ma anche politica, o aneddoti divertenti, libri.
Era bello poter parlare di ogni cosa, l'unico argomento che entrambi evitammo volentieri fu la guerra e gli ultimi avvenimenti di Crysa. Gliene fui grata, distrarmi mi fece davvero bene.
Quasi non mi accorsi dell'ora, quando, infine, Selenia ritornò.
La salutai educatamente e rimasi colpita e divertita dalle parole sul ballo e il suo misterioso invitato.
Mi chiesi chi fosse, e se si stesse divertendo di quell'attesa che si stava creando intorno al suo nome.
Poi, Roberto si alzò, mi diede la buonanotte, e si ritirò con sua moglie.
Io e Selenia ci salutammo nuovamente.
Restai a guardarli rientrare per lunghi istanti, finchè non sparirono dalla mia vista.
Anche io dovevo andare a letto, ormai, ma ero inquieta.
Camminai per un po' in giardino, cercando di non pensare a niente.
Dopo un po', mi ritirai anche io, tornando nella camera degli ospiti.
Mi tolsi il ricco vestito per indossare una semplice veste da camera.
Come ogni sera, mi misi davanti alla specchiera e iniziai a spazzolarmi i capelli, di solito non ero io a farlo, ma ogni tanto capitava che volessi restare sola con i miei pensieri.
Ultimamente, però, quel rituale di bellezza quotidiano, era diventato terribilmente doloroso.
Presi in mano la spazzola, la fissai per un lungo istante, e una calda lacrima mi scese sul viso.

Un giro, e poi un altro e un altro ancora.
La lunga benda girava intorno al mio corpo, stringendo il petto sempre di più, dopo un po' il seno diventò invisibile.
Infondo, pensai con un sorriso, mi stringeva meno di quanto facessero i corpetti all'europea.
Riuscivo a respirare, riuscivo a muovermi, era perfetto.
Finii di vestirmi: indossai i pantaloni attillati, sgli stivali, la camicia bianca e la giacca dell'uniforme.
Era stata di mio fratello, ma ora non gli andava più. Non era uguale a quella dei soldati della Guardia Reale: il falco nero coronato in campo verde e blu, simbolo dei Sartell, era appuntato all'altezza del cuore.
Una ciocca di capelli si impigliò in un bottone della giacca, facendomi imprecare.
"Maledizione.." mormorai tra i denti.
La tolsi e mi guardai allo specchio, vestita di tutto punto, gli stivali, l'uniforme, la spada al fianco, solo i lineamenti del volto mi rendevano ancora una fanciulla.
No, pensai, non solo quello.
I lunghi capelli ricadevano con ampie onde fin sotto la vita. Erano anni che me ne prendevo cura, anni che tentavo di domare la loro natura ribelle.
Non potevo crederci.
In un momento, però, capii cosa dovevo fare. La donna dentro di me urlò, imprecò, mi supplicò di non farlo.
Non potevo ascoltarla.
Così, davanti allo specchio, presi i capelli nella mano sinistra e li scostai dal collo, tenendoli tesi, per quanto potevo.
Con l'altra mano, sguaianai la spada e restai lì, immobile, incapace di farlo.
Iniziai a respirare forte, cercando in quel respiro la forza che non avevo, calde lacrime mi rigavano il viso, mentre il cuore batteva veloce, sempre di più.
Non avevo tempo, non potevo indugiare, mio fratello mi stava aspettando.
Stavo per andare a combattere, pensai, e non riuscivo nemmeno a liberarmi dei miei capelli?
Non sarei durata nemmeno un minuto.
Con un grido disperato, alzai la spada e, con un colpo deciso, tagliai la massa di capelli che la mia mano sinistra tratteneva. La aprii immediatamente, e distolsi lo sguardo per non vedere le ciocche spargersi sul pavimento.
Non mi voltai mai, presi il mantello e scesi di sotto, asciugandomi le lacrime.


La battaglia di Castel Fiorito mi aveva segnata moltissimo, nel corpo e nell'anima.
Gli orrori che avevo visto, la morte, la desolazione, mi tormentavano continuamente e, per quanto si fosse rimarginata ormai, la ferita alla spalla pulsava ogni tanto, anche se, probabilmente, era solo una mia impressione.
Sospirai, cercando di concentrarmi sulla spazzola che, ritmicamente, accarezzava i miei capelli.
Dopo alcuni minuti, tornarono ad essere lucenti e morbidi, per quanto possibile.
Mi stesi sul letto, ma non riuscii a prendere sonno.
Non sapevo quale pensiero mi tormentasse di più, se i ricordi degli ultimi drammatici avvenimenti, o la consapevolezza di Roberto e Selenia, l'uno tra le braccia dell'altro.
Mi rigirai per molto tempo, completamente sveglia, nonostante la stanchezza.
Vederlo sposato mi aveva colpito molto più di quanto pensassi, per un momento, quel pomeriggio, avevo dimenticato ogni cosa.
Sapevo che non avrei mai dato a vedere quanto mi pesasse, sapevo che era giusto così, che erano solo sciocchezze da fanciulla. Un giorno sarebbe capitato a me, anche se avevo ormai passato i vent'anni.
Sorrisi, non era poi nemmeno così sicuro, visti gli avvenimenti.
Andiamo, Clio.. è soltanto Roberto.. ti ha visto col viso paonazzo per la fatica della corsa o cadere nel fango durante le battute di caccia.. è soltanto un amico.. un amico fidato, niente di più.. smettila, adesso..
In un modo o nell'altro, quel pensiero mi calmò e riuscii ad addormentarmi.
Fu un sonno tranquillo, senza sogni.
Mi svegliai di buon mattino, diedi disposizione perchè mi venisse preparato il bagno, mi lavai e indossai un nuovo abito, scegliendolo sempre dall'armadio della stanza.
Restai a guardarli uno a uno per un tempo più lungo del previsto, pensando, da brava dama, quale avrei potuto mettere quella sera, non decisi immediatamente, ma ne presi in considerazione due in particolare, i più sfarzosi ed eleganti.
Per la giornata, invece, indossai un semplice abito verde in tinta unita, ma ugualmente elegante.
L'ampia scollatura e la fine delle maniche erano ornate da un bianco merletto, come se una maglia ricamata spuntasse da sotto il vestito, lo stretto corpetto, invece era ravvivato da motivi floreali, in cui un'altra tonalità di verde, leggermente più scura, si mescolava a quella principale per dar risalto alla forma di fiori e foglie.
Un abito sobrio ma elegante.
Acconciai i capelli in modo che non si notasse la loro lunghezza, indossai l'orchidea dei Torel, e uscii, pregustando la colazione.
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