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Vecchio 16-09-2013, 02.43.22   #243
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Capitolo III: Nostos

“Oreste: <<Sembrando uno straniero, con i bagagli al completo, arriverò con quest'uomo alla porta del magaron, con Pilade; lui è ospite ed alleato del palazzo; parleremo entrambi l'idioma del Parnasso, imitando il suono del dialetto focese.>>”

(Eschilo, Orestea)



Era giunto il giorno del ballo al palazzo degli Accio.
In un crepuscolo ormai morente si apprestavano a prendere forma le fattezze di una sera bellissima, fatta di profumi e suoni, giochi e sogni, scintillii e bagliori.
Il cortile del palazzo era ampio, adorno di statue antiche ed alti alberi che si innalzavano sotto un cielo chiaro, in cui, come leggere increspature sull'acqua limpida, scivolavano via le ultime nuvole, scoprendo una volta celeste trapuntata di stelle d'argento che pian piano stavano cominciando ad accendersi su quell'infinito manto.
Lentamente e quasi con regolarità si illuminavano uno ad uno i viali che conducevano al vasto giardino, mirabilmente curato attorno ad una grande fontana di marmo, dalla quale guizzavano getti d'acqua colorata, per generare riverberi screziati alla luminosità delle lampade sistemate fra i rami degli alberi.
Nelle due sale al pianterreno fervevano i primi balli al suono dei musici.
Candele profumate poi, con fiori e tovaglioli colorati abbellivano i tavoli destinati ad accogliere gli invitati per la cena.
Verso sera inoltrata erano già giunti tutti gli invitati.
Tra cui il capitano della Guardia Reale Jacopo de' Gufoni con sua moglie Talia, il conte Roberto Fiosari con la consorte Selenia e Clio, il viceprocuratore del re Simone Missani.
E tra gli invitati, celati da false identità, vi erano anche Azable ed Altea.
Così la festa cominciò, tra lusso e frivolezze.
Nicolò, padrone di casa, presentò allora subito ai suoi invitati la debuttante nell'alta società Sygmese: la giovane Eilonwy.
E in una delle due sale, alcuni giovani avevano aperto una discussione, attirando l'attenzione di gran parte dei convitati.
“Allora” disse uno di quei giovani del tutto imbevuti dei nuovi valori della società borghese “è il Crocifisso l'equivoco di tutto. Vederne uno o più di uno in una chiesa va anche bene, diciamo così...” sorridendo “... ma trovarne uno in ogni ufficio pubblico, in luoghi come una caserma o una scuola, posti cioè aperti a tutti, religiosi e non, credo sia un atto di profonda ingiustizia per il diritto che ogni uomo ha di credere in ciò che sente.”
“Più che un'ingiustizia” replicò uno altro di quei giovani “direi che è un atto di propaganda dei chierici. Dopotutto non dimenticate che se l'Italia non divenne un forte ed unito regno sotto i Longobardi, fu a causa della Chiesa Romana che chiamò i Franchi, indirizzando la sorte di quella terra a restare in balia di staterelli deboli e tirannici.”
Gli altri annuirono convinti.
“E trovo inutile dunque” continuò il giovane “tentare di far valere l'idea, del tutto antistorica oggigiorno, volta a favoleggiare le presunte basi Cristiane della nostra civiltà.”
“Massi!” Esclamò un altro ancora di quelli, del tutto infervorato dalla piega che la discussione aveva preso. “Che si tolgano i Crocifissi dalle pareti di ogni ufficio pubblico, così che nessuno possa più affermare che il nostro Occidente è sorto sul Pensiero Cristiano!”
“In verità” una voce all'improvviso “servirebbe a poco, temo. Un Simbolo resta tale e non può avere la forza delle idee se non scuote gli animi. Consiglierei piuttosto di eliminare dai libri e dai programmi scolastici lo studio di autori come Boezio, Cassiodoro, Dante Alighieri, Pietro Abelardo, Gian Battista Vico e di artisti quali Giotto, Michelangelo... così da estirpare davvero ogni frammento del Pensiero Cristiano dalla nostra civiltà. Cosa resterà poi della nostra cultura proprio non so, ma almeno ce ne saranno grati gli studenti. Quelli più svogliati perlomeno.”
Tutti si voltarono verso quella voce.
“Il Cavaliere di Altafonte.” Annunciò il servitore sulla porta.
E colui che aveva parlato fino ad un attimo prima di quell'annuncio comparve nella sala.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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