Io e Jacopo arrivammo al palazzo degli Accio tra gli ultimi ospiti... Jacopo amava arrivare tra gli ultimi, lo considerava più dignitoso.
In mattinata ero uscita ed avevo fatto visita all’ebanista Dari, un artista dal quale spesso mi servivo, dal quale acquistai una spazzola ed uno specchio finemente decorati in lapislazzuli e madreperla che avevo poi fatto recapitare a casa del banchiere Accio come dono per l’ingresso in società della sua giovane nipote Eilonwy da parte del ‘Capitano della Guardia Reale Jacopo de’ Gufoni e signora, lady Talia’. Ed era proprio questo che stavo dicendo a Jacopo, mentre in carrozza attraversavamo la città.
La nostra carrozza aveva poi varcato l’alto cancello e risalito lentamente uno dei lunghi viali illuminati che conducevano, attraverso il giardino, alla dimora. Qui eravamo scesi ed eravamo stati accolti proprio da Nicolò Accio, un uomo distinto e composto ma dal sorriso aperto e sincero.
Le due grandi sale del pianterreno erano riccamente illuminate e gremite della più alta società sygmese... ricchi vestiti, oro, pietre preziose brillavano qua e là... io e Jacopo ci facemmo largo tra la folla, salutando qualcuno e sorridendo a qualcun altro... notai Simone all’altro capo della sala e lady Silvia intenta a chiacchierare fitto con altre due dame... tutto procedeva come d’abitudine...
d’un tratto, un’accesa conversazione tra alcuni giovani invitati attrasse l’attenzione di gran parte degli astanti.
Mi soffermai appena un istante ad ascoltare...
parlavano a voce alta ed in tono provocatorio, riscuotendo consensi e sorrisi tutto intorno...
anche Jacopo si soffermò ad ascoltare... gli lanciai un’occhiata eloquente: ero stufa di quei discorsi, era da tutta la vita che ascoltavo dispute e battibecchi su queste questioni e ne ero più che satura...
tirai appena sul braccio di Jacopo, ma lui non si mosse...
lo lasciai, dunque, e mi allontanai di qualche passo.
Avevo, tuttavia, fatto non più di pochi passi quando un’altra voce, di tutt’altro tono, attrasse l’attenzione di tutti, compresa la mia...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“In verità” una voce all'improvviso “servirebbe a poco, temo. Un Simbolo resta tale e non può avere la forza delle idee se non scuote gli animi. Consiglierei piuttosto di eliminare dai libri e dai programmi scolastici lo studio di autori come Boezio, Cassiodoro, Dante Alighieri, Pietro Abelardo, Gian Battista Vico e di artisti quali Giotto, Michelangelo... così da estirpare davvero ogni frammento del Pensiero Cristiano dalla nostra civiltà. Cosa resterà poi della nostra cultura proprio non so, ma almeno ce ne saranno grati gli studenti. Quelli più svogliati perlomeno.”
Tutti si voltarono verso quella voce.
“Il Cavaliere di Altafonte.” Annunciò il servitore sulla porta.
E colui che aveva parlato fino ad un attimo prima di quell'annuncio comparve nella sala.
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Sorpresa ed incuriosita mi voltai verso la porta...
Non avrei saputo descrivere la sensazione che mi pervase in quel momento... fu un sentimento strano, del tutto inatteso... come una sorta di dejà vu...
un qualcosa che mi scuoteva ma a cui non avrei saputo dare un nome, come se il mio inconscio si rifiutasse di accettare ciò che riteneva inammissibile...
Guardai Jacopo: il suo sguardo era scuro, fermo, impenetrabile.
Udii un brusio curioso levarsi per tutta la sala.
Non dissi niente, tuttavia, restando immobile là dove mi trovavo.