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Vecchio 19-09-2013, 16.06.13   #294
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Siamo io e mia moglie” disse Jacopo ad Eilonwy “che ringraziamo voi e vostro zio per questa bella festa, damigella. E vogliate perdonare mia moglie... ma sono certo che presto ritornerà... forse la sala affollata le ha causato un lieve capogiro.” E mostrò un breve inchino col capo.
“Oh, si...” annuì sorridendo Silvia “... si, davvero deliziosa questa festa... e poi vedo che c'è la migliore società di Sygma... oltre che interessanti stranieri...” guardando Altafonte “... e a questo riguardo mi chiedevo... ma sono vere le cose che si dicono su di voi?”
Il cavaliere aveva mostrato un lieve inchino a Talia che abbandonava la sala, restando poi a fissarla mentre andava via, con sguardo cupo.
“Mi chiedevo...” continuò Silvia “... ma sono davvero tutte vere, milord?”
“Beh, dipende, milady...” voltandosi verso di lei il cavaliere, riacquistando un'espressione di sufficienza.
“Da cosa, cavaliere?” Incuriosita Silvia.
“Oh, bella...” mormorò lui “... da chi le dice... se è un amico, o nemico.”
“Avete nemici, cavaliere?” Sorridendo Jacopo.
“E chi non ne ha, capitano.” Rispose lui, quasi annoiato. “Persino il Papa a Roma.”
“Beh, forse in quel caso è lui che se li cerca i nemici.” Replicò Jacopo. “Visto l'ambizione e la sete di potere che anima i suoi propositi tutt'altro che pastorali. Però avete ragione, nessuno è senza nemici. Persino Dio ne ha.”
“Davvero?” Fissandolo Altafonte.
“Certo, il demonio.”
“Oh, ma il demonio non è nemico di Dio.” Disse il cavaliere. “Sarebbe una lotta impari per un angelo rinnegato sfidare un essere Onnipresente, Onnipotente ed Onnisciente. In realtà il demonio è il nemico degli uomini. Partendo proprio dal Papa.”
“Voi credete all'esistenza del demonio, milord?” Chiese il banchiere.
“Credo” rispose Altafonte “che vi sono sentimenti umani tanto bassi, vili e meschini che per forza di cose, nel corso dei secoli, hanno finito col convincere gli uomini che debbano avere una natura demoniaca tali passioni, chiamiamole così. Passioni malsane che spingono l'uomo ad accanirsi contro i propri simili, arrivando a compiere i delitti più terribili.”
“Siete un filosofo, vedo.” Fece Jacopo.
“Ho solo conosciuto bene i miei simili, capitano.”
“E diteci...” fissandolo Nicolò “... siete credente? Avete qualche convinzione religiosa, milord?”
“Vedete...” quasi annoiato Altafonte “... provengo dal Sud e laggiù, sulle due sponde del Mediterraneo, tra Cattolici e Ortodossi domina il Cristianesimo. Tale Fede però impone di amare il proprio prossimo come se stesso. E nel vedere cosa sono i miei simili, ahimè, non credo di poter nutrire tanta forza d'animo.”
“Ah, siete straordinario!” Esclamò divertito Nicolò.
“E sono d'accordo con voi, milord.” Annuendo Jacopo. “E' impossibile amare alcuni dei nostri simili. Io sono un militare e vi garantisco che so ciò che dico.”
“Comunque si, damigella...” rivolgendosi poi Altafonte ad Eilonwy “... mi sto divertendo molto a questa festa... i miei complimenti a voi e a vostro zio...” con un cortese cenno del capo.
“Oh, ma basta parlare di queste cose!” Disse Silvia. “E non cercate di sviare il discorso, milord!”
“Perdonatemi, non è mia intenzione...” sorridendo il cavaliere.
“Voglio sapere se è vera la storia che siete giunto qui per cercare moglie!”
“Milady...” Altanfonte a Silvia “... temo sia così... ho letto i poeti del Dolce Stil Novo e mi sono, forse in maniera fanciullesca, convinto che qui vi siano le donne più belle... così ho scelto questa terra per cercare una campagna.”
“Davvero?” Sorridendo Silvia. “E ditemi... cosa farete per conquistarla? Sapete, noi donne Sygmesi amiamo essere corteggiate...”
“Beh...” con tono pacato lui “... visto che è stato il Dolce Stil Novo ad invitarmi qui, credo sia giusto seguirne i dettami... così ho deciso di esercitarmi nell'antica e liberale arte del poesia...”
“Siete un poeta?” Meravigliata Silvia.
“Mi cimento...” sorridendo lui “... so per certo che è il modo migliore per ambire al cuore di una dama...”
“Oh, allora fateci ascoltare qualche verso, milord!” Entusiasta Silvia.
“In verità” pacato lui “ne sto componendo qualcuno su quel bizzarro personaggio... come si chiama? Quell'improbabile ladro che ora pare minacci uno dei vostri capolavori artistici...”
“Intendete forse Mirabole, milor?” Intervenne Nicolò.
“Si, proprio quello!” Compiaciuto Altafonte.
“Oh, allora siamo tutti curiosi!” Eccitata Silvia.
“E sia...” con un vago sorriso il cavaliere “... il titolo è... Mirabole, il ladro misterioso...”
E dopo essersi schiarito la voce cominciò a recitare:

“L'animoso tiranno avea predato quadro di grande bellezza,
portandolo poi dalla chiesa d'origine alla sua immane fortezza.
E ogni giorno egli mirava tal splendida opera con occhi da pazzo,
gridando forte a chi s'avvicinava al dipinto, t'amazzo, t'amazzo!
Ma una notte vi entrò con sorpresa di tutti Mirabole il misterioso.
Egli avea deciso di rubare il quadro, benchè fosse assai pericoloso.
E presolo, fuggì con quella preziosa opera, scavalcando l'ardito pendio,
mentre le suore dal convento guardavano gridando l'Ha voluto Iddio!”

“Oh, che deliziosa!” Ridendo Silvia.
“La trovo arguta, milord!” Applaudendo Nicolò.
“Perdonatemi, signori...” vagamente infastidito Jacopo “... ma sarà meglio che raggiunga mia moglie... vogliate scusarmi...” e andò via, mentre Altafonte si compiaceva di quei complimenti ricevuti.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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