“Non preoccuparti, Eilonwy...” disse Nicolò a sua nipote “... non è successo nulla... era solo una faccenda di lavoro che peraltro si è già conclusa... avanti, torna a cantare...” guardò poi gli invitati “... su, signori... riprendete a festeggiare... è stato solo un malinteso...” fece allora un cenno ai musici e subito riprese la musica per un nuovo ballo.
Altafonte, intanto, era rimasto a fissare la porta attraverso la quale i servitori del banchiere avevano fatto uscire Francesco.
Lo sguardo del cavaliere era inquieto, ma anche impenetrabile ed enigmatico.
Un attimo dopo a lui si avvicinarono prima Eilonwy, poi Altea.
“Credo fosse solo un disperato...” rivolgendosi alle due “... uno dei tanti miserabili che la sfortuna ha abbandonato...” il suo tono era basso, lo sguardo cupo “... io conoscerlo, damigella?” Fissando poi Eilonwy. “Vi sbagliate. Sono giunto da pochissimo in questo stato e oltre vostro zio, incontrato per affari, non conoscevo nessun altro prima di questa festa.” Tornò a sorridere. “Avanti, amiche mie, non angustiatevi con queste faccende che poco sono adatte alla vostra bellezza... e poi avete sentito, no? La festa è ripresa...” ma c'era qualcosa nella sua voce, nell'espressione del viso e nello sguardo.
Qualcosa che quel sorriso di circostanza solo a stento riusciva a mascherare.
Ma proprio in quel momento qualcuno si avvicinò a loro tre.
“Credo di poter dire” disse Jacopo “che quell'uomo vi debba la vita.”
“Davvero?” Sorridendo Altafonte. “E perchè mai, capitano?”
“Perchè se avesse continuato a minacciare” rispose Jacopo “gli avrei chiesto soddisfazione, temo.”
“Andiamo, capitano, è solo un mercante, oltretutto disperato...” sarcastico il cavaliere “... e se anche vi avesse dato soddisfazione, quanto poteva durare un simile duello? Neanche il fastidio di estrarre la spada...”
“L'onore è l'onore, caro cavaliere.”
“E voi siete un uomo d'onore, vero?”
“L'avete detto, milord.” Con tono fermo Jacopo.
“Allora, forse, temo di avervi rovinato la contesa, capitano.” Ironico Altafonte.
“Precisamente, milord.” Annuì il capitano.
“Non temete...” sorridendo ancora Altafonte “... sono certo che ci saranno altre occasioni per voi e per la vostra infallibile lama...”
“Oh, ne sono certo, milord.” Agitando la sua spada Jacopo.
“Ora perdonatemi...” mormorò il cavaliere “... ma tutta questa agitazione mi ha dato noia... temo di aver bisogno d'aria fresca... capitano...” con un lieve inchino “... care dame...” salutando poi Altea ed Eilonwy.
E dopo aver scambiato un altro sguardo col capitano, Altafonte lasciò la sala.
Poco dopo, un servitore, consegnò ad Altea un bigliettino.