Il lieve alito di quel fresco vento della sera, soffiando leggero tra le eriche, i tigli e i gerani, faceva vibrare le foglie come tanti sonaglini che diffondevano nell'aria una vivace melodia, sulle cui immaginarie note sembrava animarsi il corso delle luminose stelle che costellavano quel firmamento infinito.
I getti della fontana, guizzanti e briosi, filtravano tra i bagliori della lampada, screziandosi in armoniosi riflessi, che finivano poi ad increspare l'acqua azzurrognola della vasca bianca.
“Si, ne ho sentito parlare...” disse piano Altafonte “... ho sentito quella storia... tempo fa... così tanto tempo fa, che oggi mi appare come in un'altra vita...” la fissò “... ma voi come fate a saperlo? Non dovreste... io sono poco più di un fantasma, un'ombra... e le ombre si dissolvono col nuovo giorno... ma forse mi avete confuso con qualcun altro, milady... vero?” I suoi occhi erano enigmatici. “Qualcuno che di certo invidio e verso cui nutro una profonda gelosia, visto che ne rammentate a tal punto il ricordo da confondermi con lui... era un vostro amico? Se volete, mia signora, e solo per voi, stasera, invocando la magia delle stelle, potrei giocare ad essere lui... volete? Devo conoscere il suo nome però... proverò ad indovinarlo...” sorrise “... vediamo... come cominciava il suo nome? Con la G? Forse è Giovanni? No, troppo comune... allora Giorgio? O magari Giacomo? Ma chissà... forse non era neanche di queste terre... allora sarà meno comune... direi... Guisgard... si, questo nome mi piace...” i suoi occhi non tradivano emozioni “... allora, per stasera, sarò quel lontano Guisgard... solo per voi, milady...” e mostrò un lieve inchino col capo.