Disattivato
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"Mah, io non conosco la situazione dei de'Binardi.. ma so che quel Francesco non era a Sygma, quando è stato mandato il biglietto.. era a Camelot, per una fiera di cui non ricordo il nome.. abbiamo alloggiato nella stessa locanda.. e ci ho parlato sulla strada, per quanto cercassi di stare sola.." dissi, pensierosa "...te l'ho detto che ci deve essere qualcosa sotto... ti sembra normale che un uomo come lui chieda aiuto a me? O è disperato o c'è qualcosa che mi sfugge.. non mi piace per niente.. ma, comunque.. ormai non ho niente da perdere, e sono venuta a Sygma proprio per quel Mirabole... volevo guadagnarmi da vivere, e invece ora, se dovessi riuscire in questa folle impresa, salverò la vita a quell'incosciente di mio fratello..".
Sospirai.
La festa era ormai finita, e tutti si diressero verso le loro case, anche la carrozza Fiosari partì.
Giunti al palazzo, salutai Selenia e Roberto e mi ritirai nelle mie stanze, non prima di aver ricordato al mio finto cugino l'appuntamento che avevamo il giorno dopo.
Entrai nell'ampia camera degli ospiti, chiusi la porta dietro di me.
Abandonai l'elegante abito, per indossare una semplice veste bianca, e mi buttai sul letto.
Per lungo tempo restai immobile, a fissare il soffitto, incapace di immagazzinare tutte le informazioni che avevo ricevuto quel giorno.
E poi, mi lasciai andare: nel silenzio della notte, piansi tutte le lacrime che mi erano rimaste.
Piansi per la mia casa bruciata, la mia terra saccheggiata, mio padre ucciso, mio fratello imprigionato, e anche per me, che non avevo più un futuro, non come l'avevo sempre immaginato, almeno.
Giurai a me stessa che, dopo quella notte, non avrei più pianto.
Dovevo essere forte, per tutti i miei cari.
Quando non ebbi più lacrime, esausta, caddi in un sonno profondo e tormentato.
Un passo, un altro, circospetti e silenziosi.
Tutto intorno a me, silenzio e fumo rivaleggiavano tra loro. Si poteva udire solo lo scalpitio delle fiamme che, a poco a poco, avvolgevano le pareti.
Io avanzavo piano, quasi fossi un fantasma, e mi guardavo intorno.
Le fiamme inghiottivano ogni cosa, lo sguardo di Pentesilea morente scomparve, insieme a quello del suo Achille.
Eppure, dentro di me, non sentivo niente, un vuoto profondo e incolmabile riempiva la mia anima.
Il giardino sembrava essere ancora rigoglioso e illuminato dal sole.
Quando uscii sul terrazzo, tuttavia, i miei occhi vagarono, da una parte all'altra, incapaci di capire, incapaci di sopportare.
Non c'erano più i fiori, le aiuole, le fontene marmore, c'era soltanto morte.
Ma tra tutti quei cadaveri, ne riconobbi uno, volutamente messo in mostra. Tentai di correre verso di lui, ma le gambe si rifiutarono di muoversi, come fossero ancorate a quella terra che non avrei più rivisto.
L'odore della morte, attorno a me, era ancora più insopportabile della sua vista.
Poi, in un piccolo momento di pace, sentii la brezza del mare accarezzarmi il viso.
Chiusi gli occhi, e iniziai a correre, non avevo bisogno di vedere la strada davanti a me, sapevo che il mare era lì, poco distante, ancora un momento e solo la scogliera ci avrebbe divisi.
Corsi, all'impazzata, come fossi una lepre inseguta dai cani, finchè il rumore delle onde fu talmente forte da risultare assordante.
D'un tratto, però, qualcuno mi afferrò alle spalle, tenendomi stretta a sè.
Mi parlò, e io riacquistai per un momento lucidità. Avevo già vissuto un momento come quello, a Castel Fiorito, prima di svenire, solo che adesso non c'era mio fratello a trattenermi tra le sue braccia, c'era Roberto.
Mi stava parlando, ma non riuscivo a comprenderlo.
"Calmati, Clio.. ci sono io... sono qui.. ci sarò sempre.." disse, con voce dolce.
Mi aggrappai a lui, e piansi lacrime che non credevo di possedere.
Lui mi accarezzò i capelli, e mi tenne stretta a sè.
"Ci sono io.." ripetè "...sempre..".
Alzai lo sguardo, e mi trovai persa nei suoi occhi per lunghi istanti, mentre il suo sorriso mi calmava piano piano, e ogni battito del suo cuore faceva rallentare il mio.
Mi svegliai di buon mattino, pensando al sogno assurdo che avevo fatto.
Ma dopotutto, come non comprenderlo? Pensai, cercando di non pensare all'abbraccio con Roberto.
Prima di quella sera, non ci eravamo mai avvicinati così tanto, certo, erano situazioni particolari, certo, e gli ero davvero grata di avermi offerto un'ancora di salvezza, non sarebbe successo di nuovo.
Quindi dovevo anche smettere di sognarlo!
Mi preparai in fretta, vestendomi semplcemente, e scesi per la colazione.
Chiesi ad un domestico di informare Roberto che mi ero alzata, ricordandogli che avevamo un impegno.
Lo aspettai in giardino, la mia anima poteva essere tormentata da questioni più o meno importanti, ma qul cielo terso strappava un sorriso.
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