“Vostro marito” disse il vecchio de' Binardi a Talia “non è mai stato molto amichevole con me e con la mia famiglia. Non più ormai. Rammento anche di lui quando veniva, da ragazzino, qui... poi qualcosa è cambiato... forse la sua carica militare, gli onori, i servigi offerti al nuovo re... fatto sta che da allora il suo atteggiamento verso di noi è mutato, in peggio... e perdonatemi, milady, ma non credo che c'entri molto la storia di quel ladro e del quadro di Santa Felicita... conoscete bene le mie idee politiche e quelle religiose... eppure, pare, che nonostante i tanti decantati valori dei laici, siano invece questi ultimi ad essere intolleranti ed ostili verso chi la pensa diversamente da loro... mi chiedo il senso di tanto accanimento verso chi crede... perchè voler dimostrare con tanta foga che i miracoli di Santa Caterina possono riprodursi tranquillamente in qualsiasi laboratorio medico? O perchè accusare il Clero se un ladro annuncia di voler sottrarre, proprio da una chiesa, un famoso e prezioso quadro? Ecco, noi ogni giorno subiamo tutto questo, milady... e sono uomini come vostro marito a rappresentare il braccio armato di tutto questo...”
“Papà, ti prego, non agitarti...” fece Sara.
“Hai ragione, scusami...” mormorò il vecchio de' Binardi “... e vogliate perdonarmi anche voi, milady... non volevo e non voglio appesantire questa vostra visita con argomenti simili...” e sorseggiò un po' di te “... purtroppo credo sia tutta colpa del mio umore... e forse anche i miei figli ne risentono... soprattutto Francesco... siamo braccati dai creditori e non abbiamo disponibilità economica per acquistare nuova merce all'ingrosso da poter poi vendere al dettaglio... la banca degli Accio ci ha per l'ennesima volta rifiutato un prestito... eh, già... è un brutto momento per noi...”
“Vedrai che ne usciremo, papà...” disse Sara.
Lui la fissò e sorrise.
Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Deve essere il garzone di messer Corso...” fece il vecchio de' Binardi “... vai tu, Sara?”
“Si.” Ed uscì.
“Messer Corso” spiegò l'uomo a Talia “è un pasticciere. Tempo fa accettai un suo credito per vendergli della merce. Tutti gli avevano rifiutato la vendita, io invece ebbi fiducia e decisi di aiutarlo. E lui con quella merce riuscì a risolvere i suoi problemi finanziari. E da allora, per riconoscenza, ogni mese mi manda qualcuno dei suoi dolci. Fatti apposta per noi. Sono i dolci tipici di Sygma, di cui i miei figli ne vanno matti.”
Sara ritornò proprio con un pacchetto.
“Era proprio il garzone di messer Corso, papà.” Raggiante Sara.
“Bene, vediamo cosa ci ha portato.” Sorridendo il vecchio. “Magari cantuccini, vediamo...”
Ma aperto quel pacchetto, con loro grande sorpresa, trovarono qualcosa di inaspettato.
C'era si un dolce, ma nessuno di quelli che si vedevano da quelle parti.
“Papà...” stupita Sara “... guarda...”
Era del torrone di vario tipo, al cioccolato nero, bianco, con le nocciole, il cedro.
E nel vederlo, il vecchio trasalì.
Quel giorno tutti attendevano il ritorno del carro con la nuova partita di merce.
Arrivava da Capomazda e riuscire ad ottenerla, data la rarità nelle terre di Sygma, significa un gran guadagno per la compagnia dei de' Binardi.
Ed il vecchio Riano corse subito fuori dalla sua casa quando i domestici gli dissero che il carro era tornato.
Aveva affidato la spedizione al suo giovane figlio Francesco, accompagnato dall'altro che il vecchio amava come un figlio.
E proprio questi, vedendolo andare incontro al carro, saltò giù, correndo verso di lui.
“Padron de' Binardi!” Esclamò il giovane.
“Figliolo!” Salutandolo il vecchio. “Allora?”
“Tutto bene!” Rispose lui. “E mi auguro che voi non dobbiate da lamentarvi di niente!”
Il vecchio rise soddisfatto.
“E credo” aggiunse il giovane “che ci frutterà un bel guadagno!”
Il vecchio annuì.
“E per festeggiare” sorridendo il giovane “ho pensato bene di portarvi qualcosa di straordinariamente buono! Qualcosa di molto raro, che si trova solo a Capomazda! E sapendo quanto voi e Sara amate i dolci...” ritornò sul carro e prese un pacco, che poi aprì davanti al vecchio Riano “... questo torrone lo prepara un pasticciere famosissimo, apposta per l'Arciduca... attento però a non mangiarlo tutto, padron de' Binardi!”
Il vecchio si abbandonò ad una grossa risata.
“Beh, qualcuno deve pur mangiarlo” fece poi “visto che ripartirete molto presto con un nuovo carico!”
“Si, ma credo che un po' di riposo lo abbiamo meritato!” Esclamò il giovane.
“Un mese basterà, no?”
Il giovane annuì divertito.
“Del resto una spedizione non può partire senza il suo capo!” Disse Riano.
“Il capo?” Ripetè il giovane. “Volete dire che...”
“Si!” Annuì Riano. “Il capo!”
“Oh, grazie, padron de' Binardi!”
E il giovane abbracciò forte colui che amava come un padre.
Quel ricordo aveva attraversato rapido la mente ed il cuore del vecchio Riano.
“Papà, possibile che messer Corso abbia imparato a fare questi dolci?”
“Non credo, figlia mia...” fissando quei dolci Riano “... forse avrà assunto qualcuno che proviene da Capomazda...” guardò Talia “... assaggiatene un po', milady... sono straordinari... unici...” e ne offrì a Talia.