Capitolo V: il Codice Fiesolano
“Ed è ora che, come noi allora facemmo, a essa si approssimi il mio racconto, e possa la mia mano non tremare nell'accingermi a dire quanto poi accadde.”
(Umberto Eco, Il nome della rosa)
Roberto si alzò subito, per poi scuotersi di dosso la segatura.
Guardò poi Clio con uno sguardo vagamente infastidito.
“Sono ancora in grado di cavamela da solo in queste cose...” disse, per poi fissare il mercante, anche egli lesto ad alzarsi subito “... messere, voglio soddisfazione...”
“Ne avrete da vendere!” Esclamò Francesco. “Sono pronto!”
“Non qui...” scuotendo il capo Roberto “... ci rivedremo fra tre giorni, alle spalle di San Tedesco... incroceremo là le armi...”
“Quali?”
“Pistole.” Sentenziò Roberto.
Francesco annuì, per poi guardare Clio.
“E voi ringraziate il Cielo di essere una donna...”
Ma proprio in quel momento entrò l'uomo sceso dalla carrozza.
Aveva lunghi capelli bianchi, barba, il volto austero e chiari occhi azzurri.
“Salute a voi...” disse “... potrei parlare con messer de' Binardi? Si tratta di cosa assai urgente.”